santorini

I secolari vitigni dell`isola greca di Santorini sono sempre più secchi e la vendemmia 2025 è stata particolarmente disastrosa. Colpa dell’ormai endemica scarsità di piogge. Ma anche dell’overtourism.

Il vulcano dorme ma il mare no. Un drappello di turisti si fa coraggio e avanza, facendosi scudo con gli enormi trolley, alla ricerca del proprio albergo. Chi può sopportare un vento simile? «Le nostre viti», assicura con orgoglio Konstantina Chryssou, al riparo dalle raffiche tra le botti della sua cantina scavata nella roccia. Oltre i cancelli della tenuta Hatzidakis, le viti di Santorini resistono, raggomitolate secondo il metodo della kouloura: i tralci, intrecciati a forma di corona, creano un nido di rami e di foglie, dentro il quale i grappoli crescono al riparo dai venti incessanti dell`isola di Santorini.

Per secoli gli abitanti hanno protetto così, in piccoli appezzamenti di terra vulcanica, le varietà di uva autoctone, tra cui primeggia l`assyrtiko, con cui si producono vini bianchi molto secchi. Metodi antichi che hanno scandito il tempo nell`isola, ben prima che diventasse la meta turistica più celebre della Grecia, e che oggi rischiano di sparire.

Allarme rosso

La vendemmia di quest`anno è stata la più leggera mai registrata: appena cinquecento tonnellate di uva, a fronte di una media, negli anni recenti, di tremila. La produzione è diminuita di quasi il 50 per cento nell`ultimo ventennio e, secondo le proiezioni dell`Associazione dei produttori di vino di Santorini, di questo passo toccherà lo zero entro il 2040.

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Fonte: Il Venerdì – La Repubblica