Sono prodotti open source. Cambiano, ma restano sè stessi
“Le DOP e le indicazioni geografiche devono interagire con il tempo, ma mantenere inalterata la loro identità”. Riccardo Deserti, presidente di Origin Mondo e direttore del Consorzio del Parmigiano Reggiano, risponde attraverso ItaliaOggi all’articolo pubblicato il 23 marzo scorso dal Financial Times che riporta le teorie di Alberto Grandi, docente di storia economica e storia dell’alimentazione all’Università di Parma che cinque anni fa aveva pubblicato il libro: «Denominazione di origine inventata».
Grandi smonta la cucina italiana, a partire dall’origine delle pizza, ma soprattutto sostiene che il vero Parmigiano Reggiano sia quello che si fa in Wisconsin perché ha le stesse dimensioni in peso di quello prodotto in Italia fino a dopo la Seconda Guerra Mondiale. Le teorie di Grandi, finite anche in un podcast un anno fa, hanno scatenato una montagna di polemiche.
“Quello su cui vorrei fare chiarezza è che con questo attacco alle indicazioni geografiche e ai prodotti di qualità, si mettono in discussione i principi della loro autenticità. Si fanno passare le IG come fossero operazioni di marketing”, dice Deserti. Ma le IG: “Sono tutto fuorché operazioni di marketing, in quanto per la loro stessa natura non possono esserlo. Le DOP e le IGP sono le produzioni più democratiche al mondo, il loro disciplinare è stampato e visibile a tutti, non è un segreto. Al contrario la ricetta della Nutella è protetta da brevetto, come segreti sono i dettagli della Lindt e quelli della Coca Cola”.
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Fonte: Italia Oggi