il Gazzettino di Treviso
Pirateria agricola: le mele o i pomodori taroccati, fatti passare per made in Italy mentre in realtà sono prodotti chissà dove, creano alle aziende agricole italiane un danno da 60milioni di euro l’anno. È uno dei più gravi problemi che i produttori agricoli sono costretti a combattere, un grido d’allarme lanciato ieri mattina all’Unione Europea dalle duemila aziende associate all’Associazione produttori ortofrutticoli Veneta-Friuliana, riuniti in assemblea nel quartier generale di Rai. Dove si trova il grandioso impianto di selezione e confezionamento, un investimento a cinque zeri voluto per conquistare il mercato della grande distribuzione. «Ci siamo riusciti – annuncia con soddisfazione Domenico Dal Bò, procuratore generale dell’Apovf – Sul piano finanziario è stato un impegno notevolissimo, c’è voluto del coraggio per portarlo avanti. Ma ora i risultati pagano. Siamo fornitori della grande distribuzione, un settore estremamente competitivo, dove siamo in grado di rispondere con standard elevati, tempi di consegna a 120 minuti dall’ordine, una media di 500 chili di prodotto confezionati da ogni nostro lavoratore, contro i 250 della media nazionale». Una vera emergenza è rappresentata dall’agropirateria. «Deve intervenire la Ue – chiede Dal Bò – i prodotti alimentari devono avere etichette precise, non generiche come avviene ora. Il consumatore, che è il nostro migliore alleato, ci penserebbe due volte prima di mettere nel carrello una mela prodotta in Cina». Quanto al bilancio, c’è soddisfazione nel dire che è “da tripla A”.
20130506_Il_Gazzettino_Treviso.pdf