L’Oliva Taggiasca ha ottenuto il proprio marchio riconosciuto dall’Unione Europea con il riferimento geografico alla Liguria
“Siamo sempre dell’idea che l’unica strada per proteggere l’Oliva Taggiasca sia la DOP o al limite l’IGP. Il marchio collettivo ha più un valore commerciale. A patto che il disciplinare sia stato fatto bene, questo marchio potrebbe non essere un danno e ha un valore per il consumatore“. Così il presidente provinciale della Cia, Stefano Roggerone, commenta la notizia dell’approvazione del marchio collettivo geografico Taggiasche della Liguria.
Con il certificato Euipo 018135769 l’Oliva Taggiasca ha ottenuto questa riconoscibilità che potrà essere utilizzata da chi vorrà aderire – in forma volontaria – attraverso l’Associazione per la Taggiasca a un preciso regolamento e a un piano di controllo.
I costi? “Certificare un kg di olive avrà un costo paria 0,03 euro, per aderire all’associazione i coltivatori pagano 50 euro l’anno, 250 euro i trasformatori”. L’Associazione, presieduta da Simone Rossi, unisce oggi un’ottantina di aziende e ha sede in piazza Dante a Imperia presso lo studio Marziano: è nata per trovare una strada alternativa alla sostituzione del nome della cultivar, unico passaggio al momento percorribile per ottenere la DOP dell’Oliva Taggiasca.
Le olive (e i derivati come paté e denocciolate) che potranno fregiarsi del marchio Taggiasche della Liguria saranno coltivate esclusivamente nel Ponente ligure, trasformate e confezionate all’interno della regione e tutta la filiera dovrà rispettare il regolamento d’uso, sottoponendosi ai controlli di enti terzi: il Parco Tecnologico Padano, organo di controllo scientifico per il riconoscimento certo della cultivar Taggiasca e Valoritalia per la tracciabilità dell’intera filiera del prodotto.
“Tutto serve per tutelare la nostra Taggiasca – è il commento a caldo del direttore di Coldiretti, Domenico Pautasso – anche se la certificazione è su base volontaria e ha un valore più che altro commerciale. La paura è legata al fatto che sono state intraprese strade divisive, che non portano a una crescita collettiva”.
Ora la parola passa alla Regione, per capire come valorizzare questo percorso: “La Regione c’è, dobbiamo relazionarci con l’Associazione per la Taggiasca spiega l’assessore all’Agricoltura, Alessandro Piana Anche se la nostra strada privilegia la scelta di una IGP molto forte e, poi, in seconda battuta puntare alla DOP”.
Fonte: Il Secolo XIX