L’analisi di Intesa Sanpaolo mostra che nel primo semestre l’export dei distretti italiani è diminuito del 2,7% a 80,4 miliardi, frenato dalle tensioni geopolitiche e dal neo-protezionismo.  Alimentare unico comparto in crescita.

La zavorra della moda, ma non solo. Perché a guardare la performance dell`export dei distretti produttivi nell`analisi di Intesa Sanpaolo, il quadro che emerge è fatto più di ombre che diluci. All`interno di uno scenario internazionale complesso, tra tensioni geopolitiche e guerre reali e commerciali, i distretti (che nell`analisi non includono la farmaceutica, area in forte progresso, in grado di spingere al rialzo i dati Istat globali) chiudono in calo il primo semestre dell`anno, riducendo le vendite estere del 2,7%a 80,4 miliardi, risultato di una frenata che si palesa sia nel primo che nel secondo trimestre.

Flessione diffusa a più comparti ma che arriva con particolare intensità dal sistema moda, una discesa di calzature, pelletteria e oreficeria che arriva all`8% nei beni di consumo. I distretti della moda toscani, tra pelletteria di Firenze e abbigliamento di Empoli, sono in effetti tra i più colpiti, cedendo nel complesso mezzo miliardo di vendite. Guardando alle medie generali delle categorie, se la meccanica e la metallurgia tengono, prodotti in metallo, elettrodomestici e prodotti della moda (intermedi e di consumo) sono invece i più penalizzati.

Un quadro opposto invece per i distretti dell`agroalimentare, gli unici nel complesso a sviluppare una crescita sia nel primo che nel secondo trimestre. Il tema dominante, tuttavia, è l`ampia dispersione dei risultati, a testimonianza di un quadro ancora confuso, in cui l`esposizione ad aree geografiche diverse dei singoli distretti espone a performance variabili. Anche nell`alimentare, infatti, si trovano aree in discesa, come l`olio toscano, i dolci di Alba, le conserve di Nocera.

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Fonte: Il Sole 24 Ore

 

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