Italia Oggi
Ristoranti che fanno consumare e vendono olio prodotto solo dalle aziende del loro territorio. Nasce a Castellina in Chianti (Si) la prima vera iniziativa che mette in rete chi l’olio lo produce e coloro che sono a diretto contatto con i consumatori. L’iniziativa, «La Carta dell’olio Dop Chianti Classico», ha preso il via grazie alla volontà della giunta guidata dal sindaco Marcello Bonechi e alla collaborazione del Consorzio del Chianti Classico. In sostanza, dieci ristoranti di Castellina in Chianti mettono sui propri tavoli solo olio Chianti Classico DOP, prodotto da sette aziende olivicole che hanno aderito al progetto delle otto che complessivamente producono olio extravergine a Denominazione d’origine. Un accordo che prevede la possibilità, non solo di utilizzare l’olio al tavolo, ma anche di comprare direttamente al ristorante le bottigliette di olio nei formati da 100 o 250 ml, queste ultime vendute a 5,5 euro. «Riteniamo che questa possa attivare un certo interesse, in particolare nella clientela straniera», spiega l’assessore all’agricoltura di Castellina in Chianti, Cosimo Ciampoli che ha seguito passo passo tutto l’iter dell’accordo insieme a Fiammetta Nizzi Grifi del Consorzio Olio Dop Chianti Classico. «Tre anni fa ci siamo accorti che, secondo una stima, circa 8 mila olivi erano rimasti incolti. E ci siamo chiesti che ne sarebbe stato del nostro territorio, del nostro paesaggio e della nostra cultura se questo fenomeno fosse cresciuto». Da qui la voglia di fare qualcosa per promuovere, non soltanto a parole, l’olio e, soprattutto, per venderlo. «Abbiamo dovuto lavorare sugli aspetti culturali di questa risorsa, non certo sul prezzo dove non siamo assolutamente competitivi secondo le logiche della grande distribuzione». Da qui è iniziato un percorso per mettere insieme la logica dei ristoratori e le esigenze dei produttori. «L’aspetto positivo è che tutti i ristoratori di Castellina hanno creduto nella nostra filosofia e hanno rinunciato ai loro fornitori a vantaggio di sole aziende del territorio, nessuno ha detto no per puro tornaconto economico». Per adesso il progetto coinvolge soltanto l’utilizzo a crudo, ma da novembre, «vorremmo che l’olio del territorio fosse utilizzato anche in cucina». Insomma, un passo per volta per costruire una vera rete e coinvolgere anche gli altri comuni del Chianti senese e di quello fiorentino. E arrivare fino a Bruxelles alle prese con la vicenda delle «oliere».
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