Tariffe, stagnazione tedesca e instabilità geopolitica spingono l’export italiano oltre i confini tradizionali verso Vietnam, India, Messico e Africa
Se l’export italiano ha puntato storicamente soprattutto verso Paesi come la Germania, la Francia e gli Stati Uniti, in futuro sempre più container potrebbero prendere la via di Vietnam, India o Arabia Saudita. Il rischio di un inasprimento dei dazi negli Usa, le difficoltà dell’economia tedesca, l’aumento dei costi produttivi e la crescente complessità delle filiere stanno spingendo molte aziende a ripensare le proprie traiettorie internazionali, esplorando nuove rotte.
Un orientamento favorito anche dall’evoluzione dei consumi globali, con classi medie in espansione e nuove aree in forte urbanizzazione che generano una domanda crescente di beni e servizi made in Italy. Per molte aziende italiane, diversificare non è solo una scelta economica, ma una condizione di sopravvivenza.
Lo scorso anno il Pil italiano è cresciuto dello 0,7%, sostenuto soprattutto da agricoltura e industria, ma il quadro resta fragile. Secondo il rapporto Istat 2025 sulla Competitività dei Settori Produttivi, il fatturato industriale ha chiuso l’anno in calo del 3,4%, con una domanda interna ancora debole. La contrazione maggior parte dei compatti manifatturieri (meno 3,5% complessivo), fatta eccezione per alcuni settori in controtendenza come la farmaceutica, le bevande e la manutenzione dei macchinari.
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Per affrontare questa nuova fase, il governo ha lanciato il Piano d’Azione per l’Export nei mercati extra-Ue ad alto potenziale. L’obiettivo è chiaro: diversificare le destinazioni, sostenendo l’internazionalizzazione delle imprese italiane – in particolare le Pmi – attraverso strumenti finanziari, missioni istituzionali, accordi con catene distributive internazionali e supporto fieristico.
I mercati target includono Africa, Asia-Pacifico, America Latina e Balcani occidentali, con un focus particolare su India, Vietnam, Emirati Arabi e Messico. Si tratta di un’azione coordinata tra Farnesina, Ice, Sace, Simest e Cdp che punta a accompagnare le imprese nei nuovi scenari globali, con l’obiettivo di raggiungere 700 miliardi di euro di export entro la fine della legislatura.
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