La sostenibilità non è più solo un elemento imprescindibile per i processi produttivi ma, se inserita in un piano di azioni virtuose, può diventare anche una formidabile leva di competitività per le imprese. E, in particolare, per quelle che appartengono alla filiera agroalimentare. “Alla base di tutto, però, assume sempre maggiore centralità il tema della formazione”, dice Maria Chiara Ferrarese, direttore generale CSQA (acronimo di Certificazione Sicurezza Qualità Agroalimentare, il primo organismo di certificazione in Italia nel settore agroalimentare)
La sostenibilità non è più solo un elemento imprescindibile per i processi produttivi ma, se inserita in un piano di azioni virtuose, può diventare anche una formidabile leva di competitività per le imprese. E, in particolare, per quelle che appartengono alla filiera agroalimentare.
Alla base di tutto, però, assume sempre maggiore centralità il tema della formazione. Soprattutto per un settore – quello agroalimentare appunto – che negli ultimi trent’anni è stato protagonista di una profonda innovazione.
Tant’è che, secondo Maria Chiara Ferrarese, direttore generale CSQA, acronimo di Certificazione Sicurezza Qualità Agroalimentare, il primo organismo di certificazione in Italia nel settore agroalimentare e non solo, “la cultura aziendale rappresenta oggi la vera leva strategica per affrontare le sfide globali”.
“Non si può parlare di sostenibilità senza parlare di formazione – scandisce – È necessario che ogni figura aziendale, dalla proprietà alla logistica, sia formata non solo sui principi, ma anche sulle strategie concrete legate alla sostenibilità”.
Insomma una declinazione concreta di questo nuovo paradigma che rappresenta il punto cardinale per tracciare la rotta verso “una nuova visione del fare impresa: un approccio in cui sostenibilità significa creare valore, innovare e rafforzare la governance”.
Esiste già, in questo senso, un comparto virtuoso ed è quello vitivinicolo. Uno dei settori che maggiormente e con più efficacia ha lavorato in ambito di sostenibilità, con una visione strategica e con l’obiettivo di armonizzare il concetto e l’applicazione nel comparto per proporsi al mercato nel modo più unitario possibile. Il settore è riuscito, con grande lungimiranza e proattività a definire uno standard di sostenibilità applicabile ai prodotti, alle imprese e anche ai territori. Si tratta dello standard Equalitas, che vede CSQA tra i fondatori, fortemente voluto dal comparto dei vini di qualità italiani e riconosciuto a livello internazionale da diversi ed importanti stakeholder.
Si tratta di un progetto, ben riuscito, per definire uno standard nazionale che è stato creato dai produttori, per i produttori, tarato sulla realtà italiana, che forse per la prima volta ha consentito al settore di “non subire” gli standard internazionali cosi come avvenuto per la sicurezza alimentare con Brcgs/Ifs.
Ciò che emerge, a proposito di sostenibilità, è la visione di prospettiva. Nel lungo termine, infatti, rappresenta un motore di efficienza, riduzione degli sprechi, contenimento dei consumi e gestione più consapevole delle risorse umane e non solo.
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Fonte: Formiche.net