Lago di Caldaro DOP, denominazione a cavallo tra Trentino e Alto Adige, cerca di rinsaldare il legame con il territorio d’origine concentrandosi sulla zona classica: la proposta dell’Unità geografica Spiegel e la rivalutazione della Schiava, varietà che ne è alla base
Caldaro è un nome evocativo: una Doc che richiama in un lampo l’immagine del suo lago, abbracciato da vigneti e frutteti, cullato dal clima mediterraneo e accarezzato dalle brezze dell’Ora, protetto a nord dalle Alpi. In effetti, la Doc porta sia il nome Caldaro sia Lago di Caldaro, a voler rinsaldare quest’antica connessione ben radicata.
La realtà però è diversa: dei nove comuni altoatesini, alcuni si affacciano sul lago e altri no e soprattutto la denominazione è interprovinciale, dato che ne fanno parte otto comuni trentini, il più distante a circa 50 chilometri dal lago. È una storia che risale indietro nel tempo, definita già con decreto ministeriale nel 1931, disciplinata poi nel 1970. Ma che potrebbe avere una svolta.
La valorizzazione dell’area storica
«Stiamo valutando», spiega Andreas Kofler, presidente del Consorzio Vini Alto Adige, «di introdurre un’Uga (Unità geografica aggiuntiva), che dovrebbe chiamarsi Spiegel (specchio in italiano), termine figurativo scelto per il suo significato simbolico: contempla la raffigurazione dei vigneti che si riflettono nel lago, ma anche l’identità culturale e geografica dei luoghi». Rifacendosi alla storica Riegelkarte (una sorta di zonazione ante litteram di Caldaro), si sta pensando di valorizzare gli areali vicini al lago e la zona “classica” (il nucleo storico). «Sono necessari diversi passaggi amministrativi», continua Kofler, «prima che la nuova Uga possa entrare ufficialmente in vigore. L’auspicio è che possa essere riconosciuta entro la vendemmia 2026».
[…]
Il ritorno della Schiava
La Schiava, vitigno tradizionale altoatesino alla base della denominazione (min 85%, anche se è quasi sempre 100%), sta tornando in auge. Le sue uve danno vita a vini semplici, leggeri, eleganti, caratterizzati dalla delicatezza dei tannini, colore scarico, profumi fruttati e accattivanti. Piace per la sua versatilità, la capacità di abbinarsi a tutto pasto, persino con il pesce, oltre che come aperitivo. I caldaresi lo bevono più freddo, sui 14-16 gradi, e così ci insegnano che diventa un vino per tutte le stagioni. È un vino contemporaneo, che incontra il piacere dei bevitori, alla ricerca di rossi dalla beva rinfrescante, poco strutturati e dalla gradazione alcolica bassa.
[…]
Fonte: Civiltà del Bere.com


