La battaglia del Pecorino Romano DOP tra , il Consorzio di tutela e i produttori laziali è giunta nelle aule del tribunale. Si contesta che l’ente consortile, per l’annata di produzione 2016-2017, abbia ulteriormente ridotto in valore assoluto la quota assegnata ai produttori del Lazio, tagliandola di 250.000 quintali rispetto a quella del 2015-2016. Un caseificio laziale si è visto sequestrare 500 caciotte con il marchio «Cacio romano» dal Nac (Nucleo anti contraffazione) dei Carabinieri. Nel ricorso del produttore al Tar del Lazio contro il Consorzio di tutela e il Ministero delle politiche agricole si è costituita anche la Cia.
Anche l’assessore regionale Carlo Hausmann si è attivato, chiedendo l’immediato dissequestro del prodotto e denunciando l’arbitrio del Consorzio di tutela. Regione e Cia hanno giudicato illegittima la procedura di definizione del piano del Consorzio che penalizza l’area produttiva laziale. Il prodotto è stato poi dissequestrato, ma la questione è ancora da chiarire. Il Tar ha fissato l’udienza, per dirimere il contenzioso, al 10 gennaio 2017; ci si augura però che una soluzione politica e un accordo di filiera venga trovato prima di tale data. La Cia ha chiesto pure di promuovere un accordo di filiera attraverso gli interventi e le risorse disponibili nel Psr Lazio 2014-2020 per rilanciare il settore ovino, promuovere il consumo di Pecorino romano del Lazio, sostenere il riconoscimento della DOP Cacio Romano.
Il Lazio ha un potenziale produttivo di Pecorino Romano DOP del 20% e una quota produttiva assegnata del 3%. «Il Lazio – dice il presidente di Cia Viterbo Fabrizio Pini – vuole sviluppare il proprio potenziale produttivo e migliorare la tracciabilità del Pecorino Romano DOP del Lazio affermandone la provenienza e la riconoscibilità verso i Consumatori».
Fonte: l’Informatore Agrario