Avrei tanto voluto parlare del vertice Fao, di qualche risultato concreto e soprattutto di un ritrovato interesse da parte dei potenti  del mondo  verso l’ agricoltura;  purtroppo non è così,  allora  sento che devo tornare a parlare di quali possono essere le possibili vie di uscita dalla crisi agricola nazionale.

La scorsa settimana ho proposto la detassazione dei prodotti di qualità come un’ iniziativa concreta che  rientra  nelle possibilità oggettive del governo, se davvero si vuole dare una risposta a questa crisi. Si tratterebbe  di un provvedimento con un doppio obbiettivo:  un contributo all’agricoltura che non viene scambiato come il solito aiuto caritatevole, e un sostegno diretto al potere d’acquisto sulla spesa alimentare che incide molto sul bilancio familiare complessivo. Qualche lettore mi ha scritto che questo provvedimento da solo non può essere  sufficiente.  Ne sono consapevole, sono indotto quindi ad un’ulteriore riflessione su cosa possiamo   fare nell’immediato, al di là del volere e delle possibilità governative e parlamentari che si sa, hanno tempi di reazione abbastanza lunghi. Come ho spesso ribadito, secondo me non si può pensare di risolvere il problema agricolo senza tenere in considerazione  due fattori: i nuovi  modelli di consumo e le logiche distributive del cibo. Ovvero i cambiamenti in corso sui consumi e le strategie di  distribuzione. Su questo si deve agire per  fare veramente un grande passo avanti. Bisogna superare la logica che la GDO e l’agricoltura siano due entità parallele. Io sostengo che sono due mondi che hanno bisogno l’uno dell’altro, anche alla luce del fatto che la grande distribuzione veicola in Italia oltre il 70% dei consumi alimentari. Io penso che lo scompartimento di un supermercato debba essere un vera e propria finestra sul mondo agricolo, per diventare opportunità concreta per i produttori ed i loro prodotti. In questa logica bisogna ripensare a modalità diverse di accordo tra imprese e  distribuzione, che tengano conto delle esigenze di un settore innatamente vulnerabile come quello agricolo, della crisi dei consumi e del crescente problema  legato al rapporto fra cibo e salute.  In mezzo a tutto ciò, ovviamente,  ci siamo noi consumatori, che non possiamo che avvantaggiarci da un tale connubio. Siamo abbastanza stanchi di vedere i nostri carrelli strapieni di cibo senza qualità, che spesso rimane inutilizzato nelle dispense;  saremmo invece ben contenti di accogliere  più prodotti con un’ origine certa che ci ricordano tanto che non sono cresciuti in una cassetta, ma in terra!

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