«Pronti a sostenere le imprese agricole e di trasformazione per garantire un futuro prospero al comparto». Tende una mano ai produttori, che si lamentano quest’anno per i prezzi troppo bassi e i mancati guadagni, la presidente del Consorzio di tutela del Radicchio di Verona IGP. Cristiana Furiani, a capo dell’aggregazione nata tre anni fa con lo scopo di tutelare la produzione ed il commercio del Radicchio di Verona IGP ottenuto secondo il disciplinare dell’Indicazione geografica protetta, conosce bene le difficoltà del mercato ma non si rassegna allalogica delle quotazioni basse.
«Abbiamo un prodotto d’eccellenza e ne possiamo trarre vantaggi se crediamo nella sua elevata qualità, nell’appeal per i consumatori e in una strategia di marketing mirata ed efficace», afferma Furiani. Purtroppo, il problema è che ancora uno scarso numero di produttori è interessato a produrre l’orticola marchiata Igp. I costi più elevati scoraggiano i coltivatori che temono di non vedere poi un ritorno economico di quanto investito. L’anno scorso i quintali di radicchio di Verona Igp prodotti furono solo mille. «Quest’anno la produzione è in crescita, ma il numero di aziende che hanno deciso di aderire al Consorzio è fermo a 20», osserva la presidente. «Per evitare di incorrere in una sovrapproduzione di radicchio non IGP, com’è successo in questa stagione, occorre avere un programma di vendita preciso», avverte.
«Il Consorzio può dare una mano agli agricoltori e ai trasformatori proprio in questo senso. Non possiamo trovare loro i clienti, ma possiamo comunque interpretare meglio i segnali del mercato». A dispetto di quanto si sente dire tra gli addetti ai lavori, ossia che l’IGP non viene venduto perché costa troppo, Furiani si dice «soddisfatta del lavoro fatto e dell’accoglienza del Radicchio di Verona IGP nella grande distribuzione e all’estero». È chiaro però che «fino a che i quantitativi di IGP saranno così limitati, la Regione stanzierà meno contributi per la promozione».
Fonte: L’Arena