Consorzio Tutela Vini della Maremma Toscana: rinnovato il mandato per i prossimi tre anni. Fra i traguardi raggiunti le modifiche al disciplinare dei vini
Il Consorzio tutela vini della Maremma toscana ha scelto la continuità e ha confermato alla presidenza, per i prossimi tre anni, Francesco Mazzei. Fiorentino, classe 1959, Mazzei appartiene a una delle grandi famiglie storiche del vino in Toscana, all’interno della quale ha maturato l’esperienza e le competenze che ne fanno una delle voci più autorevoli nel panorama enologico nazionale e internazionale. Vice presidente e amministratore delegato della Marchesi Mazzei spa, tra le cui aziende c’è la Tenuta Belguardo, in Maremma, dal 2019 è anche presidente di Avito (l’associazione vini toscani DOP e IGP) e ora si appresta a traghettare le aziende socie del consorzio – 314 ad oggi – fuori dalla crisi generata dalla pandemia, che ha segnato il suo primo mandato da presidente.
A fianco a lui due vicepresidenti, Edoardo Donato (Podere biologico Carpine) e Marco Bruni (azienda Bruni). Fanno parte del nuovo consiglio di amministrazione Andrea Daldin (Tenuta Sassoregale -Santa Margherita), Alessandro Gallo (Rocca di Montemassi), Sergio Bucci (Vignaioli del Morellino), Pericle Pacieli (Rocca di Frassinello), Federica Mascheroni Stianti (Castelprile-Compagnia di Volpaia) e Massimo Tuccio (Cantina Cooperativa I Vini di Maremma).
Presidente Mazzei, cosa porta in dote al consorzio per il suo secondo mandato? «Il triennio precedente è stato segnato dalla pandemia, che ha innescato una crisi senza precedenti, in questo e negli altri settori dell`economia. Per cui è già incoraggiante averne contenuto gli effetti, raggiungendo contestualmente risultati importanti riguardo alla notorietà e all`apprezzamento della denominazione. Poi, naturalmente, aver ottenuto il riconoscimento delle modifiche del disciplinare, a dicembre 2020, che consente di adeguare la doc alle nuove esigenze di mercato, con l`obiettivo di aumentare gli sbocchi commerciali di vini già di altissima qualità. Aggiungo anche la sfida vinta del Vermentino, che si sta piazzando sempre di più sul mercato con etichette di alto livello qualitativo. Tutto questo conferma il potenziale Ma- remma i oscana e ci spinge ad andare avanti in continuità con gli obiettivi del programma di sviluppo messo in campo nel 2018, al momento della mia prima elezione».
E, invece, quali sono gli obiettivi per il secondo triennio? «Sulla spinta della crescita produttiva della doc e della sua notorietà, lavorerò si diversi fronti strategici: ampliare la base sociale; stimolare la crescita qualitativa; raggiungere almeno i 10 milioni di bottiglie; proseguire sulla strada delle sinergie con altri Consorzi che operano sul territorio; dare vigore all`enoturismo; incentivare pratiche di agricoltura sostenibile e di precisione. Che alla fine si riassume nella volontà di creare valore per l`intera filiera».
Quale ritiene essere il punto di forza su cui spingere, per la crescita della DOP? «Parlerei al plurale, punti di forza. Se devo sceglierne uno, certamente il miglioramento del valore del brand doc Maremma Toscana, in buona parte raggiunto con il Vermentino e che perseguiremo anche per le altre tipologie di vino previste dal disciplinare».
Ha già in cantiere idee e progetti per questo obiettivo? «La strategia vincente è puntare sulle campagne promozionali e sulla partecipazione agli eventi e alle fiere nazionali e internazionali, sperando che possano riprendere in totale sicurezza quanto prima. E farlo, come avvenuto finora, insieme agli altri Consorzi, per potenziare la sinergia necessaria alla valorizzazione del territorio e dei suoi vini».
Si dice sempre che la DOP Maremma è la più giovane, l’ultima arrivata. Non la fa un po’ arrabbiare quando questo viene visto in termini negativi? «Concordo sul fatto che è giovane, ma si trova già al settimo posto per l’imbottigliato tra le doc toscane, con un incremento del 19 per cento nel primo semestre del 2021, dopo il rallentamento del 2020 dovuto alla pandemia. Come ho già detto l’obiettivo sono i 10 milioni di bottiglie nel medio periodo, massa critica indispensabile per avere visibilità sui mercati. Non dimentichiamo che questa è la DOP che ricopre l`intera provincia, con le sue peculiarità e differenze. Per questo promuoveremo una mappatura del territorio di produzione per individuare le zone, le biodiversità e le varietà da valorizzare, con un occhio alla viticoltura sostenibile finalizzata a preservare la Maremma, mantenendo e potenziando la percezione positiva dei consumatori per questo territorio ancora incontaminato».
Lei di solito chiude le interviste con una provocazione: questa volta cosa ci riserva? «Oggi siamo la settima denominazione tra le DOP Toscane per imbottigliato. Diciamo che la provocazione potrebbe essere quella di avvicinarsi al podio a fine mandato».
Fonte: Il Tirreno