Un sistema di quote latte interno, che dimostra sul campo di riuscire a patrimonializzare i produttori di latte (e non i caseifici), consentendo al contempo di mantenere un prezzo della materia prima più elevato rispetto a quello di mercato. Un nuovo piano produttivo, approvato nei giorni scorsi dall’assemblea del Consorzio del formaggio Parmigiano Reggiano e ora al vaglio dei singoli produttori, che permette di regolare più agilmente l’offerta, senza rischiare di impattare sulle quotazioni (per altro cresciute del 14% lo scorso anno). Colpendo pesantemente i super splafonatori, che producono più del 20% dello slot assegnato (25 euro al quintale). Un nuovo sistema di comunicazione, capace di federare uffici stampa che operano nei principali mercati di sbocco e non solo.
Un meccanismo di contrasto alle contraffazioni su larga scala, che culmina in una proposta al governo che verrà: introdurre, nei ristoranti del Balpaese, formaggere che garantiscano ai clienti che quello che stanno consumando è vero Parmigiano Reggiano DOP. E non un prodotto similare, spacciato per tale. Un po’ come è stato fatto col tappo anti-rabbocco, per l’extravergine d’oliva. Sono questi i principali punti attorno a cui si è avvitata la presentazione dei dati economici 2017 del comparto Parmigiano Reggiano DOP, alla Borsa di Milano. Dati che hanno riservato sorprese, come l’affermazione della Francia (+11,3%) a primo mercato per l’export di Parmigiano Reggiano DOP (19,1%), seguita dalla Germania (19,1%) e dagli Stati Uniti (18,3%). Il mercato Usa, in particolare, ha fatto segnare una pesante contrazione delle vendite (-9,3%), a causa del forte apprezzamento dell’euro sul dollaro e dell’aggressiva concorrenza dei formaggi «similari». Al contrario, il trattato di libero scambio Europa-Canada (Ceta), ha confermato le opportunità intuite dal consorzio in fase di negoziato, visto l’aumento dell’8,1% dell’export di Parmigiano Reggiano DOP in Canada. Anche i tedeschi hanno aumentato del 3,1% le importazioni, Ma è sempre l’Italia il cuore della domanda: vale il 62% del mercato, contro una quota export del 38% (+3,9% rispetto al 2016).
A esibire i dati e a raccontare la nuova strategia di promozione del re dei formaggi, c’erano il presidente del Consorzio del Formaggio Parmigiano Regggiano, Nicola Bertinelli, il vice Guglielmo Garagnani, e il viceministro alle politiche agricole, Andrea Oliverio. Ma torniamo ai numeri. Il 2017 è stato un anno record: la produzione della DOP è cresciuta del 5,2% rispetto al 2016. Le oltre 3,65 mln di forme (circa 147 mila tonnellate) prodotte lo scorso anno rappresentano il livello più elevato nella storia del Parmigiano Reggiano DOP. Il giro d’affari al consumo è stato di 2,2 mld di euro, quello alla produzione di 1,3 mld. Le tonnellate esportate sono state 51.500 (+3,9% rispetto al 2016). Ma è nell’ultimo triennio che la produzione rivela un’accelerazione sostenuta: si è passati da 3,3 mln a 3,65 mln di forme. Il 10%. Sul versante quotazioni, nel 2016 il costo al kg era pari a 8,60 euro, nel 2017 la quotazione media si è attestata a 9,81 euro, con un incremento del 14%.
Fonte: Italia Oggi