Il sistema italiano ed europeo delle Indicazioni Geografiche fa il tifo per il Prosciutto di Parma DOP. E infatti, in attesa di sapere se a questa importante DOP italiana (8,7 milioni i prosciutti marchiati nel 2016, 9 milioni quelli messi a stagionare lo scorso anno, per un valore alla produzione di 770/780 milioni euro nel 2016 e un export che raggiunge un terzo della produzione) sarà riconosciuto in Giappone lo status di prodotto a IG. La decisione da parte del Ministero dell’Agricoltura giapponese è attesa per maggio prossimo, mentre il 7 marzo scadranno i termini per presentare eventuali opposizioni alla richiesta.
«Per noi», spiega Stefano Fanti, direttore del Consorzio di tutela del Prosciutto di Parma DOP, «è ormai una prassi consolidata registrare il marchio Prosciutto di Parma DOP in un Paese straniero prima di esportarvi il nostro prodotto. Questo è il metodo più efficace per tutelarlo al di fuori della Comunità Europea. In Giappone, un mercato per noi molto importante e, a dir la verità, quello che meno problemi ci ha dato finora quanto a violazioni del nostro marchio, già da 10 anni Prosciutto di Parma DOP è un marchio registrato e proprio quest’anno era previsto il rinnovo della registrazione. Oltre un anno fa abbiamo però avviato le pratiche per il riconoscimento dell’Indicazione Geografica, approfittando del fatto che il Giappone le ha istituite, oltretutto adottando un modello molto simile a quello delle DOP e IGP europee».
Che vantaggio darebbe al Prosciutto di Parma DOP il riconoscimento dell’IG in Giappone? Innanzitutto verrebbe superata la necessità del rinnovo decennale della marca, anche se il Consorzio parmense non ha certo problemi ad affrontare la spesa di poche migliaia di euro che il deposito del marchio comporta. Il vero vantaggio verrebbe però dal fatto che, se riconosciuta, l’IG farebbe ricadere sul Ministero dell’Agricoltura giapponese l’onere della tutela e dell’azione nei confronti d’eventuali usurpatori. Di qui l’interesse con cui gli altri Consorzi italiani ed europei stanno seguendo l’esito della domanda del Consorzio del Prosciutto di Parma DOP, che in Giappone esporta circa 120-130 mila cosce l’anno, quantitativo che ne fa il quinto maggio mercato estero in assoluto, dietro a Usa (600 mila pezzi), Francia e Germania (450 mila ciascuno) e Gran Bretagna (350 mila) e il secondo extraeuropeo. In caso venisse concessa potrebbero infatti imitare il Consorzio parmense e chiedere anche loro il riconoscimento.
Fonte: ItaliaOggi