La Stampa
«Finalmente d’ora in poi non sarà più possibile vendere prosciutti di montagna in Italia ed in Europa, se i maiali da cui sono ottenuti non hanno trascorso parte della loro vita in quota, ponendo fine ad un inganno molto diffuso sul mercato nazionale». Effetti della nuova regolamentazione comunitaria sui regimi di qualità dei prodotti agricoli e alimentari che permette di riportare nell’etichetta l’indicazione «prodotto di montagna». In questo caso, l’indicazione riguarda essenzialmente i prodotti derivati da animali allevati – almeno per gli ultimi due terzi del loro ciclo di vita – in zone di montagna e trasformati nella stesse aree. L’indicazione può essere applicata anche ai prodotti dell’apicoltura
, se le api hanno raccolto il nettare e il polline esclusivamente in montagna.Va detto che a livello comunitario non vi è alcun suggerimento in merito all’etichetta (forma, dimensione, altezza) nè si prevedono loghi europei e si tratta di una mera indicazione in etichetta che può essere redatta a discrezione dell’operatore.Fatta questa premessa, la scelta di Bruxelles viene comunque considerata un passo avanti. Renzo Testolin, assessore all’agricoltura della Val d’Aosta, si dice convinto che si tratta di «un marchio che può definire meglio il prodotto rispetto alla classica e generica definizione di “prodotto tipico”». Per questo può rappresentare «un valore aggiunto alle nostre produzioni sia di carne sia di formaggi e anche di miele».