L’oro rosso perde smalto sui mercati esteri. Le esportazioni di conserve di pomodoro, dopo 5 annidi crescita, hanno segnato nel primo semestre 2016 una flessione del -5% in valore da attribuire ai prezzi più bassi che le aziende conserviere hanno dovuto praticare per sostenere la concorrenza di altri paesi. Da qui l’appello a un patto di filiera lanciato, ieri a Napoli, all’assemblea annuale dell’Anicav (l’Associazione nazionale industriali conserve alimentari vegetali), alla quale è intervenuto il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia. Il presidente di Anicav, Antonio Ferraioli, nella strategia di rilancio ha indicato anche la necessità di interventi di valorizzazione della qualità e ha annunciato che è allo studio una nuova Indicazione Geografica Protetta per il pomodoro da industria. Un altro tassello è il rafforzamento dell’Associazione nella quale confluiranno le industrie di trasformazione che oggi fanno capo all’Aiipa, altra rappresentanza dell’industria conserviera. Da questa joint nascerà la «nuova Anicav», con 92 aziende associate e un fatturato di 2,5 miliardi.
Un patto che consenta alle imprese di questo settore di rafforzare il primato europeo, spingendo l’acceleratore sui mercati, soprattutto extra Ue, dove vi sono ampi margini potenziali di crescita. Il sistema del pomodoro vede interessata una superficie agricola di circa 72mila ettari, che quest’anno hanno portato alla consegna a 13o aziende di trasformazione di 5,1 milioni di tonnellate di materia prima, con un calo del 5-6% rispetto al 2015. Il giro d’affari del settore supera i 3,2 miliardi, con una quota d’export del 6o%. Dei circa 1,6 miliardi esportati lo scorso anno, il 68% è stato assorbito da paesi europei, e solo il 1o% dall’Asia, il 9% da America e Africa e il 4% da Oceania. L’Italia, secondo produttore mondiale, dopo gli Usa, deve fare i conti con il pressing crescente sui mercati mondiali di Spagna, Cina, Turchia e Iran.
Fonte: Il Sole 24 Ore