A Canelli si brinda alla nuova vendemmia con tappi, etichette, vetro, macchine per l’imballaggio e per l’imbottigliamento. Perché il boom delle bollicine in tutto il mondo, e in particolare quelle del Prosecco di Valdobbiadene e lo Spumante Asti DOP (11o milioni di bottiglie, un traguardo che non si vedeva dal 2012), sta facendo correre a doppia cifra il primo distretto italiano dell’enomeccanica, un concentrato di tecnologia al servizio del vino in mezzo a colline e filari. Oggi, secondo la Camera di Commercio di Asti, questa filiera industriale vale circa 85o milioni di euro, il 42% in più rispetto ai periodi pre-covid, e conta 70 aziende e 5 mila addetti.
«Ho l’agenda piena fino al 2024. Non sa più dove mettere ordini e commesse. Devo accelerare i lavori per il nuovo stabilimento di 4 mila metri quadrati che ho in cantiere qui a Canelli», afferma Dario Scaglione presidente di Mas Pack che da 40 anni sforna macchine e robot per la filiera del vino: palletizzatori, incartonatrici, decassetatrici. Per capire le dinamiche di questo territorio che ha fatto del vino un motore industriale, come Torino ha fatto con l’auto, e Alba con la Nutella, bisogna gettare uno sguardo alle agende di imprenditori dinamici come Dario Scaglione. Al capitolo viaggi d’affari c’è l’Australia, «bel mercato, stiamo crescendo tantissimo laggiù», poi tanta Europa, America e perfino Giamaica: «ai Caraibi dobbiamo fornire un impianto di imbottigliamento per la Campari».
Le aziende
La corsa di Mas Pack non è un caso isolato per un distretto che raggiunge quote di export oltre il 90% e ormai abbraccia tutto il mondo delle bevande: vini rossi e bollicine, distillati e minerali. Prendiamo il caso di Robino & Galandrino, altra impresa nata negli anni sessanta, che produce macchine gabbiettatrici e capsulatrici.
Quando stappiamo uno champagne da Domi Perìgnon a Krug, da Veuve Cricquot a Cristal troviamo in testa e nel collo della bottiglia una tecnologia made in Asti. Perché il 70% del mercato delle bollicine francesi usa macchine Robino & Gatandrino. Nei sistemi di chiusura va forte anche il gruppo Arol che sta crescendo, fatto raro per queste latitudini, anche per linee esterne acquisendo altre imprese. La società guidata da Alberto Cirio (omonimo del governatore del Piemonte) è ormai un gruppo diversificato, da quasi uno milioni di euro che opera nei sistemi di chiusura, non solo nelle bevande ma anche nel farmaceutico, cura della casa e della persona. Poi ci sono i sistemi di trasporto e movimentazione delle linee Pet., vetro e lattine di Bieffeco; 3D laser lavorazione metalli; le macchine etichettatrici di Ienos nata nel 1976 grazie al l’intuizione di Armando Scagliola. Un altro specialista delle etichette (ne confezione 3 miliardi ogni anno) è Cavagnino & Gatti, 7o dipendenti e 1o mila macchine installate in tutto il mondo. E poi c’è il vetro delle bottiglie. «Ad Asti abbiamo uno dei nostri impianti più performanti: qui c’è una cultura industriale e del vino unica al mondo. Investiamo ancora», spiega Massimo Noviello a capo dell’area South Regione Europe del gruppo Oi, che in Italia fattura più di 6oo milioni di euro, 200 nell’astigiano.
Wine Valley 4.0
L’indotto tecnologico e meccanico di Canelli ha seguito e accompagnato la corsa del vino degli ultimi 5o anni. Da prodotto povero a Re della tavola, da macchine semplici per raccogliere l’uva e infilare le bottiglie nei canoni, a robot industriati di ultima generazione. Si tratta di imprese sorte tra gli anni Sessanta e Settanta, quasi tutte a conduzione familiare, e quasi tutte vicine al passaggio generazionale, e tutte votate all’export. All’indotto del vino, oltre ai problemi comuni a tutto il territorio (infrastrutture carenti, digital divide, mancanza di personale specializzato, caro energia) serve un grande centro di ricerca che possa mettere a fattor comune tutte le richieste di avanzamento tecnologico.
L’Università di Asti vuole creare al suo interno un polo di innovazione e ricerca dell’enologia e dell’enomeccanica per attività di sperimentazione e sviluppo del settore industriale in collaborazione con le aziende della filiera del distretto enomeccanico di Canelli. La proposta è stata inserita nel dossier dei progetti «cantierabili» del Recovely Plan del Comune di Asti ed è stata formalizzata alla Regione Piemonte con la richiesta di finanziamento. Per sostenere la crescita serve un’evoluzione del sistema industriale e tanti investimenti.
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Fonte: L’Economia – Corriere della Sera