Nasce a Pontedera il primo pane della provincia interamente toscano. E quello prodotto dalla Casa del Pane di Francesco Gori, il primo panificio del territorio pisano a potersi fregiare della nuova denominazione di Pane Toscano DOP. Una certificazione che Bruxelles ha riconosciuto solo lo scorso marzo, al termine di un percorso lungo 15 anni, che adesso mette nelle mani del sistema enogastronomico regionale uno strumento di valorizzazione e tutela del classico pane sciocco della cucina regionale. La Casa del Pane, con i suoi tre punti vendita, reduce dal riconoscimento del miglior panettone artigianale toscano, è la prima attività a fare da apripista in provincia. Un’attività che ha creduto fin dall’inizio nel progetto del marchio DOP, portato avanti da un apposito comitato con il sostegno della Cna regionale. Un marchio di cui è titolare il Consorzio di tutela del Pane Toscano DOP, presente ieri mattina alla Cna di Pontedera, con il direttore Roberto Pardini, per celebrare l’arrivo del nuovo marchio in provincia di Pisa.
«Da parte nostra – commenta il presidente di Cna Pisa Matteo Giusti – siamo costantemente impegnati a difendere le produzioni di chi vuole lavorare all’insegna della qualità. Nel settore agroalimentare c’è tanto da fare per combattere le scorciatoie di chi vuole fregiarsi dei nome “Toscana”. Il riconoscimento del DOP va proprio in questo senso». Sono 80 i soci dei Consorzio del Pane Toscano DOP, suddivisi fra 3 mulini, 30 panificatori e una 50ina di agricoltori che producono grano toscano rispettando una serie di valori. Il risultato è un accordo di filiera che permette di disporre di materie prime interamente toscane, insieme ad un preciso decalogo al quale i panifici aderenti sono chiamati ad attenersi.
«Alla base di tutto il percorso spiega il direttore del Consorzio Pardini – c’è stato uno studio con l’Università di Pisa per dimostrare che il grano toscano, per la conformazione geografica della nostra regione, è diverso dagli altri. E’ stato così individuato un grano con determinati valori, dotato di una quantità non eccessiva di glutine, scegliendo una farina di tipo 0 mantenendo anche il germe di grano che generalmente viene eliminato. Il tutto accompagnato da una lievitazione naturale, con l’uso della pasta acida senza aggiunta di lievito di birra». Il risultato è un pane che si conserva di più e meglio rispetto a quelli prodotti con lieviti industriali, in linea con la tradizione toscana del pane sfornato una sola volta la settimana. A livello di prezzo, l’indicazione del Consorzio è di non scendere sotto i 3 euro e mezzo al Kg, come previsto anche dagli accordi che si stanno stipulando con Conad e Coop per la grande distribuzione.
Fonte: Il Tirreno