Agroalimentare: dall’Australia agli Stati Uniti, in tutto il mondo il cibo italiano è sempre tra i primi 3 preferiti. Ma proprio il vento che spira dagli USA rischia di frenare la corsa delle esportazioni alimentari italiane che negli ultimi 1o anni, dal 2007, sono cresciute del 37%. «C’è molta preoccupazione per l’allarme dazi – spiega Antonio Cellie, amministratore delegato di Fiere di Parma, che quest’anno ha lanciato il nuovo format Cibus connect, sostenuto da Crédit Agricole Italia, con 400 espositori selezionati e quasi altrettanti rimasti in lista di attesa – perché se è vero che il made in Italy esporta in tutto il mondo è altrettanto vero che le esportazioni verso gli USA superano il 16%. Il rischio è che i venti del protezionismo blocchino il ciclo virtuoso degli ultimi 1o anni».
Le esportazioni alimentari italiane negli USA sono cresciute in dieci anni del 37% nessuno se lo augura. Lo sbarco negli USA risolve, però, solo in parte l’eventuale problema protezionismo. Perché DOP e IGP, ovviamente, non possono essere prodotte negli Stati Uniti, né altrove. E nel settore delle produzioni certificate (DOP, IGP e STG) l’Italia è leader mondiale – come è stato ribadito ad Origo, il global forum delle indicazioni geografiche che si è tenuto sempre a Parma nell’ambito del Cibus connect – con 814 prodotti food & wine per un valore della produzione di circa 14 miliardi di euro e un peso del 10% sul fatturato totale dell’industria agroalimentare nazionale.
Sebbene i numeri assoluti siano ancora piccoli, le esportazioni di formaggi in Cina sono cresciute del 2095% dal 2006 al 2016. E le previsioni di consumo, fino al 2021, sono di un incremento del 15,3. Quando si parla di Cina non si può non far riferimento ad Alibaba: «Tramite Tmall, la piattaforma B2C del Gruppo Alibaba – spiega Rodrigo Cipriani Foresio, managing director per il Sud Europa di Alibaba – vogliamo portare le eccellenze del Made in Italy, e in particolare i prodotti food&wine, ai 443 milioni di utenti attivi cinesi del nostro ecosistema. Un’operazione già in essere, se si considera che ad oggi contiamo 15o aziende italiane presenti su Tmall e Tmall Global». Ma quanto vale il mercato del food online? In Italia – secondo i dati di una ricerca di Kpmg – ancora poco, se si pensa che solo lo 0,35%. del cibo si compra in rete a fronte del 2% nel resto del mondo. Ma proprio questo significa che in Italia i margini di crescita sono molto ampi.
Fonte: Corriere della Sera