Croazia batte Slovenia 1-0. Almeno per quel che riguarda la “guerra dei Terrano DOP“. La Commissione europea, infatti, ha approvato il decreto delegato in base al quale Zagabria può utilizzare il nome Terrano per indicare il proprio vino sotto l’etichetta di “llravtska Istra”, ossia “Istria croata”. Dunque Bruxelles ha permesso alla Croazia di utilizzare come autoctono il vitigno dei terrano, nonostante alcuni importanti distinguo ma che, a questo punto, sono solamente formali. La Croazia infatti dovrà chiaramente indicare sulle etichette delle bottiglie contenenti il terrario la dicitura “Ilrvatska Istra” e sotto, ma con caratteri più piccoli, potrà utilizzare la denominazione “terrano” o meglio “teran”. Il tutto, come precisa l’agenzia di stampa slovena Sta, è scritto nero su bianco al primo articolo dei decreto delegato europeo.
Secondo alcune fonti comunitarie tali regole così precise per quanto riguarda l’indicazione d’origine del vino sulla bottiglia che lo contiene relativamente al terrano croato, costituiscono un’eccezione a livello europeo e vorrebbero significare comunque il rispetto della tutela del vino a favore della Slovenia. Una delle principali ragioni per cui l’Unione Europea ha emesso il decreto delegato, continuano le fonti comunitarie, è quella di evitare che il nome “teran” venga utilizzato in Croazia come prevalente nell’etichettatura della bottiglia, fatto che nel recente passato è già avvenuto peraltro, fornendo così indicazioni errate al potenziale consumatore. Croazia che, in qualche modo, ha vinto su tutti i fronti visto che nello stesso documento è previsto che le bottiglie di Terrano DOP croato già prodotte e non rispondenti alle caratteristiche sancite da Bruxelles possano essere messe in vendita sino al loro esaurimento. Da questa data la procedura non si interrompe. Innanzitutto la decisione per il mese successivo rimane sul portale delle comunicazioni europee che possono essere commentate. Alla fine di questo mese l’atto da virtuale (ossia pubblicato sul web) diventa concretamente cartaceo nell’intervallo di tempo di due settimane, durante il quale il documento è a disposizione dei commissari europei per ulteriori analisi. Solo da allora inizia a valere il periodo di due mesi nel corso del quale il Consiglio d’Europa o l’Europarlamento possono bocciare l’atto stesso ma a maggioranza qualificata. Un’operazione quest’ultima assai difficile da mettere in atto visto che in ambito di Consiglio europeo serve una maggioranza qualificata del 72% dei Paesi membri che rappresenta circa il 65%, della popolazione dell’Unione europea, mentre all’Europarlamento serve la maggioranza assoluta. Per Lubiana, dunque, i margini per cercare di risolvere la questione sono risicatissimi. Il ministro sloveno dell’Agricoltura, Dejan Zidan ha dichiarato che la partita non è chiusa, ma sembra assai difficile che la Slovenia possa ribaltare la situazione.
Su tutto però resta un grande interrogativo o dubbio che dir si voglia. Il Terrano è un vitigno che deve tutte le sue caratteristiche al terreno in cui viene coltivata la vite. Un Terreno altamente ferroso che ne determina le caratteristiche organolettiche assolutamente uniche. Tale Terreno, se vogliamo parlare di Terrano DOP si estende in Slovenia tra San Daniele del Carso, Tomadio, Duttogliano e Storie. Terrano DOP che ha una gradazione alcolica tra i 6-7 gradi saccarometrici assolutamente pochi per ottenere la denominazione DOP. Quindi quello che beviamo oggi sotto il nome di Terrano è un vino che ha subito una forzatura “alcolica” e rischia di essere “solamente” un fratellastro di quello che era, è, e dovrebbe essere il vero terrano del Carso sloveno. Quello che, per intenderci, negli anni Sessanta curava l’anemia nei bambini.
Fonte: Il Piccolo