Corriere Adriatico

La soia biologica finiva sulle tavole delle famiglie italiane, nei menu delle mense scolastiche, nelle pentole dei migliori ristoranti, nelle stalle e nelle aie degli allevatori. Ma di naturale non aveva che l’aspetto perché le radici del legume affondate nei terreni assorbivano pesticidi, antigrittogamici e antiparassitari, tutti prodotti messi al bando dalle normative che regolamentano le coltivazioni selezionate. E così accadeva per il mais, il grano tenero, il lino. Tonnellate di falsi prodotti bio che sono stati sequestrati dalla GdF

di Pesaro nell’ambito di una maxi inchiesta che ha portato anche ad iscrivere nel registro degli indagati quattro ispettori che avrebbero fornito le certificazioni contraffate alle aziende produttrici di granaglie. Ai quattro, che risiedono nelle province Ancona, Pesaro, Modena e Catania è stato notificato anche il divieto o di esercitare per due mesi attività di impresa e di consulenza per qualunque organismo di controllo.

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