Il settore rappresenta una risorsa per il Paese. La vetrina di Verona, buoni risultati per il vino.
C’è un comparto in Italia, che rappresenta un vero e proprio asset per l’intero Paese. E il sistema fieristico italiano, che svolge un ruolo determinante per le imprese. E un settore decisamente fondamentale, a volte sottovalutato, perché nelle fiere non si creano solo contatti, ma anche solide relazioni, c’è spazio per la formazione e per disegnare strategie di crescita del comparto che la fiera rappresenta. «Con 3 miliardi di euro di fatturato tra diretto e indotto e 6.000 addetti – afferma Ettore Riello, presidente di Veronafiere -e le oltre 1.000 manifestazioni in calendario ogni anno in Italia, rappresentano un elemento importante della politica industriale del Paese. Ci sono altre cifre per descrivere il settore, è durante le fiere si chiudono accordi per circa 60 miliardi di euro di fatturato e dalle fiere internazionali passa il 15% dell’export italiano, quell’export che controbilancia le perdite di fatturato interne al Paese, rappresentano quindi uno strumento di internazionalizzazione per l’impresa ma anche per il sistema Paese».
Il 7 aprile prenderà il via a Verona la 47ma edizione di Vinitaly, salone internazionale del vino e dei distillati, su una superficie di 95.000 metri quadrati, dodici padiglioni, più di 4.000 espositori di cui molti stranieri. Si prevedono circa 150mila visitatori per questa manifestazione che ogni anno richiama circa 2500 giornalisti. «Vinitaly è un sistema a rete, una piattaforma di business, promozione, comunicazione e relazioni a livello globale» dichiara il direttore generale Giovanni Mantovani.
Cosa c’è da aspettarsi per il settore, ci sono dati sulle tendenze? «Tutti gli studi più recenti indicano gli Usa come il mercato leader per volume e valore – spiega Mantovani -, davanti a Francia e Italia, con un prezzo medio di 10 dollari alla bottiglia». Il trend dei consumi negli Stati Uniti è dato in crescita del 12-13% nel periodo 2012-2016, con una forte attenzione ai vini sparkling. Gli Usa stanno diventando il l’ Paese importatore, il 4° produttore e il6° esportatore mondiale di vino. «La tendenza nel mondo- aggiunge Mantovani – è di una crescita globale dei consumi nei prossimi 5 anni, con alcune situazioni ben delineate che evidenziano un incremento costante anche in Cina e Russia; mentre un decremento continuo è previsto in Francia e Italia e un primo rallentamento dovremo aspettarcelo anche da Germania e Gran Bretagna».
Che cosa ci si aspetta da questa edizione di Vinitaly? «Noi siamo ottimisti, siamo una realtà che nelle difficoltà generali del settore sta registrando segnali positivi dichiara Luca Giavi direttore del Consorzio Prosecco Doc – siamo in crescita anche sul mercato nazionale. Come consorzio siamo presenti da sempre al Vinitaly che è la vetrina più importante del vino italiano nel mondo. Quest’anno vogliamo richiamare l’attenzione sul significato delle denominazioni di origine, noi stiamo pagando lo scotto della presenza sul mercato di troppi prodotti che si definiscono Prosecco e che Prosecco non sono per niente».
Cantine Due Palme, è un’importante realtà del Salento, riunisce 1200 soci, con 2500 ettari di vigna dislocati nelle province di Lecce, Brindisi e Taranto. «Partecipiamo da sempre al Vinitaly, che è in assoluto la vetrina più importante del mondo del settore – dichiara il presidente Angelo Maci – Ci presentiamo a questo appuntamento con dati molto positivi, in un anno siamo passati da 7 milioni di bottiglie a dieci milioni, vendiamo l’80% dei nostri prodotti all’estero e il Vinitaly è sicuramente un momento determinante per creare o consolidare i contatti».
«Ricercare la qualità la via del successo- commenta Fabrizio Bindocci presidente del Consorzio Brunello di Montalcino – siamo soddisfatti dei risultati che stiamo ottenendo nel mondo, il mercato continua a premiarci, i nostri vini vengono bevuti a Montalcino come a New York, ci avviciniamo al prossimo Vinitaly con senso di ottimismo».
E dunque con il Vinitaly l’Italia che fa impresa, proverà a ripartire, a dare un segno tangibile che nonostante l’empasse politico, esiste un sistema produttivo reale molto più avanti nel dare risposte alla nazione di quanto lo siano le istituzioni.
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