All’Università Bocconi il Consorzio di Tutela Vini del Trentino condivide con altri importanti realtà consortili il percorso su 3 sostenibilità, enoturismo e comunicazione.
Essere presenti al Salone della CSR e dell’Innovazione Sociale dell’Università Bocconi di Milano è stata un’occasione preziosa per condividere la nostra visione sul futuro del vino trentino. Non attraverso concetti astratti, ma partendo dalla realtà del nostro lavoro quotidiano. Come ha sottolineato il nostro Direttore, Graziano Molon, durante la tavola rotonda “Custodi del territorio: i Consorzi di Tutela del vino tra qualità, criticità e sostenibilità”, quest’anno la vendemmia si è conclusa il 17 settembre, un’anticipazione dei tempi che fino ad alcuni anni fa sarebbe stata impensabile: “questo vi dà un’idea precisa di cosa vuol dire cambiamento climatico”. Un’immagine emblematica che spiega, meglio di mille slogan, perché la sostenibilità, per noi, non è una moda, ma una necessità radicata nel nostro DNA di viticoltori di montagna.
Non è un percorso iniziato oggi. Da decenni lavoriamo per un approccio misurabile e trasparente, una responsabilità che sentiamo verso la nostra comunità e il nostro paesaggio. Lo facciamo con strumenti concreti come la certificazione SQNPI, che oggi coinvolge quasi 6.000 dei nostri viticoltori, e con il nostro Bilancio di Sostenibilità, un documento che ci guida nel fissare obiettivi sempre più ambiziosi per un impatto positivo sul territorio.
Il confronto con le altre realtà è stato arricchente e stimolante, ascoltare le testimonianze dei Consorzi Prosecco DOC, DOC Sicilia e delle Venezie — dalle strategie di “durabilità” e incentivo alla biodiversità, ai percorsi di certificazione siciliani, fino all’attenzione per il ricambio generazionale — ha rafforzato in noi la consapevolezza di far parte di un movimento collettivo. Pur con le specificità che ogni territorio esprime, la direzione è comune: un impegno serio e condiviso per il futuro della sostenibilità nel settore del vino italiano. Questo scambio di esperienze non fa che arricchire il nostro percorso e rafforzare l’intero settore.
Ma la sfida più grande che abbiamo di fronte è anche culturale: cambiare il modo in cui parliamo del vino. “Meno liturgia, più comunicazione”, ha affermato Molon. Vogliamo rendere il nostro mondo più accessibile, meno elitario e autoreferenziale, raccontando la passione, la fatica e la responsabilità che stanno dietro ogni calice. Un vino non è solo un insieme di profumi, ma è l’espressione di una comunità e di un ambiente unici, un valore che deve essere compreso e apprezzato da tutti, non solo dagli esperti.
In un mercato complesso e in continua evoluzione, crediamo che la strada da percorrere sia questa: coniugare la tutela del nostro fragile territorio alpino con l’innovazione e un dialogo onesto con chi ci sceglie. Essere “custodi del territorio” per noi significa questo: lavorare oggi per garantire un futuro di valore alla nostra terra e alle prossime generazioni.


