A trainare la bioeconomia italiana è l’agroalimentare, rallentano la moda e il legno. Alto potenziale nel packaging. Nella UE a 27 il valore raggiunge i 3.042 miliardi, pari all’8,7% complessivo
La bioeconomia rappresenta ormai l’8,7% del valore della produzione della Ue a 27 che, secondo l’XI rapporto sulla Bioeconomia di Intesa Sanpaolo in collaborazione con il Cluster Spring (verrà presentato oggi alla Luiss, ne diamo un’anticipazione), equivale a 3.042 miliardi di euro.
In questo metasettore, che raggruppa l’insieme delle attività che usano materie prime di origine biologica e rinnovabile, lavorano 17 milioni di persone. L’Italia è tra i Paesi europei che hanno il maggior peso specifico, tant’è che rappresenta il 14% sul valore della produzione (output) della Ue a 27, una percentuale superiore rispetto a quella che si osserva considerando il totale delle attività economiche (12,4%).
Questo dimostra la forte specializzazione del nostro Paese che nel 2024 ha generato un output di 426,8 miliardi di euro, dando lavoro a 2 milioni di persone. Rispetto al 2023 il dato è in lieve calo (-0,4%) e il mantenimento di questi elevati livelli si deve al buon andamento della filiera agroalimentare che rappresenta più della metà della bioeconomia in Italia e che ha fatto da contrappeso al calo di alcuni comparti come il sistema moda e la filiera del legno e dei mobili.
A ben vedere, la bioeconomia pesa per il 10% sul totale dell’economia italiana in termini di valore della produzione e per il 7,7% considerando l’occupazione. Il confronto internazionale mostra una maggiore rilevanza della bioeconomia nei paesi del Mediterraneo dove pesa per il 10,3%e nei paesi Nordici (9,7%).
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Fonte: Il Sole 24 Ore