Informativa del Ministro Stefano Patuanelli per le politiche agricole sulla tutela della denominazione di origine controllata del “Prosecco”
“Onorevoli Colleghi,
le eccellenze del patrimonio agroalimentare italiano sono una componente fondamentale dell’affermazione del Made in Italy sui mercati globali e il sistema europeo delle Indicazioni Geografiche (DOP e IGP) ne rappresenta un potente strumento di promozione e tutela. Grazie alla distintività delle nostre produzioni, l’Italia è prima in Europa per numero di marchi riconosciuti (838 DOP e IGP). L’Italia non produce cibo. L’Italia produce distintività e tradizione.
Il settore interessa 285 Consorzi di Tutela e oltre 180.000 addetti, per un valore della produzione pari a circa il 20% del totale agroalimentare nazionale.
Oggi, la ripresa del settore agricolo e della trasformazione industriale dipende in larga parte dalla crescita del mercato estero e i primi dati di quest’anno indicano che nel 2021 potrebbe essere superata la soglia storica di 50 miliardi di euro di esportazioni agroalimentari.
È necessario, pertanto, potenziare il sostegno ai prodotti DOP e IGP che costituiscono la componente di maggiore penetrazione e successo nei mercati più dinamici e remunerativi.
Una tutela che passa anche attraverso la lotta alla contraffazione e al c.d. Italian Sounding, ambito in cui l’attenzione del Ministero è stata sempre elevata grazie alla costante ed efficace azione di controllo dell’Ispettorato e del Comando carabinieri per la tutela agroalimentare.
All’interno dei marchi a dominazione, il Prosecco rappresenta una tipicità esclusivamente italiana nonché il caso di maggiore successo commerciale degli ultimi anni: nel 2020 sono state prodotte 500 milioni di bottiglie per 2,4 miliardi di euro di fatturato al consumo [dati 2020, Consorzio Prosecco].
Nell’arco di poco più di un decennio dalla sua costituzione (2009), il Prosecco è diventata la prima DOP italiana nel comparto del vino: negli ultimi 5 anni, sia le esportazioni che il valore della produzione sono aumentate di circa il 30%, arrivando a sfiorare una quota del 25% sul valore totale nazionale delle DOP vino [dati 2020, Istat- Ismea]. Nello stesso periodo di tempo il Prosecco ha svolto un ruolo determinante nella crescita delle esportazioni di vino italiano fino a raggiungere, nel 2020, una quota di oltre il 16% del totale [dati Istat, aggiornati a giugno 2021]. Oggi, oltre i tre quarti delle bottiglie prodotte sono collocati all’estero (specie nel Regno Unito, in USA e in Germania). Tale effetto trainante si riflette anche nei risultati dell’export di vino del primo semestre 2021, che cresce del 15,2% rispetto al primo semestre 2020, a fronte di una crescita del 12,2% del settore agroalimentare nel suo complesso [dati Istat, aggiornati a giugno 2021].
È anche per tali ragioni che la vicenda oggetto dell’informativa odierna, che vado a ricostruire, è oggetto della massima attenzione da parte mia e del Ministero, al fine di tutelare il mercato agroalimentare italiano e una delle nostre eccellenze vitivinicole.
Ebbene, nel mese di giugno la Commissione europea ha posto all’attenzione degli Stati membri un documento di lavoro relativo alla pubblicazione, nella Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea, della domanda di protezione della Menzione Tradizionale “Prosek” nel settore vitivinicolo, presentata dalla Croazia ai sensi dell’articolo 113 del Regolamento (UE) n. 1308/2013.
Sin da subito, nel corso del Comitato di Gestione europeo del 29 giugno, abbiamo espresso la netta contrarietà alla proposta, in quanto non solo la traduzione di detta Menzione corrisponde al nome della DOC “Prosecco” e delle DOCG “Conegliano Valdobbiadene-Prosecco” e “Colli Asolani-Prosecco”, protette come DOP e come tali iscritte nel relativo registro della Commissione; ma anche perché l’eventuale autorizzazione all’uso del Prosek croato avrebbe creato un pericoloso precedente di istituzionalizzazione dell’Italian Sounding. Ciò non di meno, la Commissione ha ritenuto che non sussistessero ragioni ostative alla pubblicazione della domanda.
Pur mantenendo altissima l’attenzione sulla vicenda, ci tengo comunque a rassicurarvi sul fatto che, ad oggi, non è ancora stata presa, nel merito, una decisione definitiva sulla registrazione del Prosek, dal momento che la normativa europea ci consente, in sede di opposizione, di far valere le nostre ragioni.
Lo stesso Commissario UE all’Agricoltura, Janusz Wojciechowski, chiamato in causa dal sottoscritto e dai rappresentanti delle Regioni nel corso del recente G20 dell’Agricoltura, nell’asserire che la questione del Prosecco è assai specifica e che il punto di vista dell’Italia sarà preso in seria considerazione, ha dichiarato che la questione è tutt’altro che conclusa.
Come previsto dalla normativa europea, dunque, nei 60 giorni decorrenti dalla pubblicazione della richiesta di registrazione in Gazzetta Ufficiale – pubblicazione, ad oggi, non ancora intervenuta – faremo opposizione formale nei confronti della domanda croata. E lo faremo in modo adeguato e compatto, sia con l’ausilio delle strutture tecniche del Ministero sia con la pressione, l’azione e l’interlocuzione politica che eserciteremo nei confronti di Bruxelles.
È stato già attivato, infatti, un tavolo tecnico per predisporre una dichiarazione debitamente motivata, relativa alle condizioni di ammissibilità, al fine di opporci a quanto proposto dalla Croazia. Permettetemi, a tale riguardo, un ringraziamento al Sottosegretario Sen. Centinaio – sin da subito attivo sul dossier anche in ragione della delega conferitagli sul vitivinicolo – cui ho personalmente chiesto di agire assicurando il coordinamento necessario a rendere proficua ed efficace l’azione ministeriale nel suo complesso.
Ci sono molti argomenti a sostegno delle nostre ragioni, che mi fanno ben sperare sul lieto fine della vicenda, posto che, in ogni caso, non essendo ancora intervenuta la pubblicazione della domanda di parte croata, gli elementi informativi di cui disponiamo sono necessariamente limitati.
Rilevo infatti che un eventuale riconoscimento della Menzione Tradizionale Prosek si pone in contrasto con l’articolo 33, paragrafo 2, del Regolamento UE n. 33/2019, che ammette la coesistenza tra Menzioni Tradizionali, DOP e IGP soltanto per le Menzioni Tradizionali protette anteriormente al 1° agosto 2009.
A tal riguardo, ricordo che già dai negoziati per l’adesione all’Unione europea da parte della Croazia fu avanzata da questo Paese una richiesta in tal senso e, su opposizione dell’Italia, tale richiesta venne respinta: infatti, la Menzione Tradizionale Prosek non venne iscritta nel registro della Commissione UE.
Ci appelleremo, inoltre, a quanto statuito dalla Corte di giustizia dell’Unione europea lo scorso 9 settembre, nell’ambito della causa C-783/19 “Comitè Interprofesional du Vin de Champagne contro GB” (nota anche come “sentenza Champanillo”), vale a dire che sussiste evocazione abusiva quando “l’uso di una denominazione produce, nella mente di un consumatore europeo medio, normalmente informato e ragionevolmente attento e avveduto, un nesso sufficientemente diretto e univoco tra tale denominazione e la DOP.
L’esistenza di un tale nesso può risultare da diversi elementi, in particolare, dall’incorporazione parziale della denominazione protetta, dall’affinità fonetica e visiva tra le due denominazioni e dalla somiglianza che ne deriva, e anche in assenza di tali elementi, dalla vicinanza concettuale tra la DOP e la denominazione di cui trattasi o ancora da una somiglianza tra i prodotti protetti da tale medesima DOP e i prodotti o servizi contrassegnati da tale medesima denominazione”. Ebbene, non spetta a me dirlo, ma appare indubitabile come il termine “Prosek”, per la sua affinità fonetica e visiva, evochi nella mente del consumatore medio europeo proprio il Prosecco italiano.
Pertanto, ritengo che non ci siano le condizioni giuridiche affinché esso possa essere registrato; se ciò avvenisse, infatti, verrebbe palesemente smentito un autorevole principio giuridico affermato dalla Corte di Giustizia europea e recentissimamente ribadito.
Ho già sottolineato quanto sia grande, forte e importante la produzione di Prosecco per il nostro sistema agroalimentare e vitivinicolo.
A questo settore io ribadisco il mio impegno: metteremo in campo tutte le nostre forze e le nostre energie per bloccare questa errata ed assurda decisione, che mortifica la storia e l’identità dei nostri territori e penalizza produttori e consumatori.
Auspico vivamente – ma non ho dubbi al riguardo – di avere il supporto di tutti Voi, oltre che dell’intero Governo, per quella che, necessariamente, non può che essere una battaglia di tutto il nostro Sistema Paese a favore di una delle sue più importanti e distintive eccellenze.
Grazie”
Fonte: Mipaaf