Nel nostro Paese esiste ormai tra i media una tendenza, ancora sottile e minoritaria ma già evidente e insidiosa, verso la denigrazione di DOP e IGP nonostante il duro lavoro fatto da tutto il comparto per promuovere sviluppo, occupazione, qualità al consumatore e reputazione al nostro Paese come ogni anno sancisce il Rapporto Qualivita Ismea con dati rigorosi ed oggettivi.
L’Avvocato Alberto Improda – uno dei maggior esperti nella tutela delle Indicazioni Geografiche – interpellato sul tema, ne analizza le caratteristiche e individua possibili linee di azione e di contrasto.
“Le Indicazioni Geografiche e le Denominazioni di Origine – afferma l’avvocato Improda – invece di essere considerate come preziosi strumenti di tutela e di progresso, vengono rappresentate quali anacronistiche forme di monopolio, subdole forme di inganno nei confronti dei consumatori, elementi di rallentamento dello sviluppo industriale. Quale espressione di questa tendenza sono intervenuti recentemente reportage giornalistici e pubblicazioni editoriali“.
“Non è certo questa la sede – continua Improda – per annoverare le numerose ragioni che fanno di DOP e IGP degli straordinari elementi di positiva propulsione per tutto il nostro settore agroalimentare e per l’intero sistema Paese. Pare però il caso di sottolineare che dai testi di queste pubblicazioni emerge un’idea del mondo delle Indicazioni Geografiche e delle Denominazioni di Origine decisamente fuori fuoco. L’opinione che DOP e IGP siano emblemi di antiquate realtà produttive, refrattarie alle innovazioni tecnologiche e finalizzate ad arbitrarie microzonizzazioni, denota una conoscenza del tutto superficiale e fuorviante della realtà“.
“Gli operatori del settore, Imprese e Consorzi – conclude l’avvocato – hanno una serie di strumenti giuridici e di azioni legali a propria disposizione per reagire ad esternazioni che vadano oltre un sano diritto di critica: tra gli altri, i segni distintivi, il marchio collettivo, la concorrenza sleale, la diffamazione a mezzo stampa. Ogni situazione, naturalmente, deve essere valutata tenendo conto della sua peculiare specificità. Però è fondamentale che si diffonda nel settore il convincimento che questa negativa e immotivata tendenza in atto deve essere combattuta con decisione e tempestività, perché un suo ampliamento e radicamento comporterebbe conseguenze nefaste non solo per il singolo comparto, ma per l’intera economia nazionale”.
Fonte: Fondazione Qualivita