La Repubblica
Forse non tutti sanno che lo zafferano che conosciamo oggi praticamente non esiste più allo stato spontaneo: il suo progenitore più probabile è Crocus cartwrightianus, nativo di Creta, la cui domesticazione sarebbe iniziata circa quattro millenni fa, attraverso una lunga selezione che l’uomo ha effettuato alla ricerca di stigmi più lunghi possibile. Questo la dice lunga su come la raccolta di questo “oro rosso” abbia accompagnato la storia dell’uomo fin dalle origini, soprattutto per i suoi usi coloranti, medicinali e alimentari. Gran parte del valore dello zafferano è dovuta alle difficoltà connesse alla raccolta della parte utile della pianta: lo stigma rossastro all’interno del fiore, che contrariamente a molti altri Crocus fiorisce in autunno. Oggi lo zafferano è largamente coltivato in Spagna, Grecia, Turchia, Marocco, Iran, India, e, in Italia, soprattutto in Abruzzo, Sardegna e Toscana. Sin dai tempi antichi lo zafferano è stato usato come spezia, per via del suo inconfondibile aroma e delle sue proprietà coloranti. Non bisogna dimenticare però il suo uso medicinale, importantissimo nel passato, in particolare come sedativo, spasmolitico e digestivo. Inoltre, lo zafferano ha da sempre richiamato una grande attenzione rituale: in Sardegna, a Turri, era usanza cospargere di petali l`ingresso dellapropriaabitazione in autunno, si diceva questo fosse di buon auspicio per un raccolto copioso. Dato il suo valore, il problema principale è sempre stato quello delle contraffazioni, che di solito avvengono aggiungendo al prodotto “buono” altre parti delfio re (non gli stigmi), molto meno aromatiche.