Gli inciampi delle trattative per il TTIP che tarpano le ali anche alle esportazioni del Made in Italy. Nel 2013, l’Unione Europea ha esportato verso gli Stati Uniti beni per no miliardi di euro, 15 dei quali di prodotti agroalimentare; nello stesso anno, le esportazioni americane in Europa hanno avuto un valore di io miliardi di euro (800 milioni in Italia). L’export agroalimentare italiano negli Stati Uniti nel 2014 ha superato i 3 miliardi di euro, il 6,8% in più rispetto all’anno prima. Nel primo trimestre di quest’anno, secondo l’ufficio studi di Federalimentare, esso ha toccato un picco di 857 milioni di euro: un aumento tendenziale del 19,3 %. Questi numeri mostrano potenzialità enormi che, però, potrebbero essere tarpate. Il Presidente Obama, che si è molto speso per incrementare le aree di libero scambio sul Pacifico e sull’Atlantico, ha ricevuto una brutta bocciatura politica dalla Camera dei Rappresentanti ha negato un potere negoziale speciale (e amplissimo) denominato Tpa, la Trade Promotion Authority.
Con gli Stati Uniti convinti della bontà del modello della multinazionale che costruisce economie di scala enormi, unisce la trasformazione industriale con le piattaforme logistiche globali e preme ora sull’acceleratore della standardizzazione, ora sulla frizione della coerenza con le identità locali: per esempio, McDonald’s, non a caso una delle protagoniste della manifestazione. E con l’Europa che, invece, insiste nell’economia della nicchia e della segmentazione raffinata, fino a indulgere in questo specifico settore nel microcosmo del gusto e della produzione a chilometro zero, alter ego dei campi del lusso estremo delle botteghe artigiane in cui, davvero, è tutto oro ciò che luccica.
Fonte: Il Sole 24 Ore