Si riaccendono le polemiche sull’Amarone. Sale di tono infatti la contrapposizione che ormai va avanti dal 2009 tra il Consorzio di tutela della Valpolicella e l’associazione delle Famiglie dell’ Amarone d’Arte. Un “tavolo ristretto” costituito da 12 produttori, e nato nel 2009, proprio in contrapposizione e in polemica con il Consorzio di tutela che non garantirebbe – a detta delle Famiglie – elevati standard qualitativi richiesti da una vera e propria griffe enologica come l’Amarone. Dal canto suo lo stesso consorzio di tutela non ha potuto far finte di nulla e di fronte alla consuetudine di rifarsi a un marchio (una “A” racchiusa in un ologramma apposto sulle bottiglie) e soprattutto alla richiesta, all’estero, di riconoscimento di un marchio ad hoc si è visto costretto a intervenire anche sul fronte legale.
Una contrapposizione non nuova e che già emerse al momento della creazione della nuova associazione ma che ora ha subito una nuova accelerazione. Già nei mesi scorsi il Consorzio di tutela dei vini della Valpolicella (fra le cui denominazioni protette c’è – lo ricordiamo – l’Amarone Docg) aveva prima interpellato il Ministero per le Politiche agricole che aveva invitato il consorzio a intervenire per ripristinare la legittimità “visto che non è possibile da parte di un privato registrare un marchio che contenga al suo interno una denominazione d’origine protetta, ovvero una menzione tradizionale, ovvero un marchio collettivo”.
Fonte: Il Sole 24 Ore – Agrisole