La Stampa
Doc, l’acronimo più famoso d’Italia, compie cinquant’anni. Era nato ufficialmente il 12 luglio 1963 con il severo Decreto legge n. 930, istituito su proposta di un senatore democristiano di Casale Monferrato, Paolo Desana, per mettere ordine nell’intricata giungla dei vini italiani. Ma ben presto la Denominazione di origine controllata ha superato i confini di etichette e bottiglie e si è conquistata uno spazio nel linguaggio e nell’immaginario comune, diventando sinonimo di qualità e ricercatezza. Doc è anche un film da intenditori, un paesaggio intatto, un legame saldo con il territorio, un itinerario selezionato, un prodotto realizzato con cura anche se non è né da bere, né da mangiare. Renzo Arbore usò l’acronimo per dare il titolo a una trasmissione musicale di culto andata in onda su Raidue nel 1987. E se proprio si vuole strafare, si può ricorrere anche alla sorella maggiore Docg: la Denominazione di origine controllata e garantita nata anch’essa in ambito enologico, nel 1980. Circoscrivendo il terreno a vigneti e vini, oggi la mappa delle denominazioni italiane conta ben 521 riconoscimenti.
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