La denominazione Amarone della Val Policcella DOP vale più del brand aziendale o dell’origine italiana. E conta per posizionarsi al meglio sui mercati e vendere non solo un vino, ancorché superblasonato, ma anche un paesaggio e un territorio. Di questo è convinto il 35% dei produttori coinvolti nell’indagine promossa dall’Osservatorio dei vini della Valpolicella,curata da Nomisma wine monitor e presentata ieri alla 13′ edizione di Anteprima Amarone, organizzata dal Consorzio tutela vini Valpolicella, in collaborazione con Regione, Banca Popolare di Verona e Camera di commercio.
La produzione 2012 è valutata da molto buona a ottima, con punte di eccellenza, pur non presentando la ricchezza aromatica del 2011: le stelle attribuite sono 4, non 5 come per quella del 2011. Le ragioni le spiega Diego Tomasi, del Centro di ricerca per la viticoltura di Conegliano, relatore al convegno al quale hanno partecipato Christian Marchesini, presidente del Consorzio tutela vini Valpolicella e Denis Pantini di Nomisma, moderati dal giornalista Andrea Scanzi. «Il 2012 ha registrato un andamento climatico stabilizzato solo a fine agosto», evidenzia Tomasi. «Da questa annata in avanti, settembre si è rivelato decisivo per maturazione e qualità delle uve». Al debutto oltre 6 milioni di colli imbottigliati nel 2015 (103mila ettolitri, +5%). Il 40% è destinato al mercato nazionale, l’Horeca al 25%, cui va associato il 32% della quota dei grossisti.
«Il Consorzio persegue il rigore qualitativo , raggruppa aziende con produzione di 60milioni di bottiglie tra Amarone, Valpolicella, Ripasso e Recioto e 550 milioni di fatturato, 315 imputati all’Amarone», sottolinea Marchesini. «Nel 2014 sono state messe a riposo solo uve adatte a produrre vini di qualità. Ma siamo impegnati anche nella salvaguardia del territorio e della sostenibilità». Nel 2015 gli ettari a vigneto erano 7.500 e nel 2017 saranno 8.100. Per chi teme la chimica, un messaggio tranquillizzante: «Oltre 1.800 ettari sono protetti dalla tignola col sistema della confusione sessuale ».
Fonte: L’Arena