A poco meno di sei mesi dal varo pacchetto di aiuti anti crisi da 500 milioni da parte dell’UE, gli allevatori e l’agricoltura europea in generale, fatta eccezione forse per il settore del vino, sembrano trovarsi in un fermo- immagine che denota una vera e propria crisi: gli aiuti passano ma lo scenario critico resta, con le medesime caratteristiche che avevano spinto gli agricoltori di tutta Europa a manifestare a Bruxelles il 7 settembre 2015. Come in quell’occasione, oltre agli allevatori, sono anche le aziende produttrici di orticole in Italia, Grecia, Spagna e Portogallo a segnalare il loro malessere. In Europa prezzi bassi e un inverno troppo mite, insieme all’andamento dei flussi commerciali e a una filiera frammentata e inefficiente, sono le cause di una crisi che si protrae da mesi.
La situazione critica ha accenti diversi nell’UE (intervista sul sito: www.informatoreagrario.it/copacogeca), a volte con problemi diversi per regione, ma può essere sintetizzata come il più classico dei circoli viziosi: le aziende hanno investito anche grazie ai prestiti delle banche negli anni passati, quando la remunerazione del mercato era su alti livelli e ora si trovano a dover produrre, anche se i prezzi sono stracciati, per tentare di rientrare dalle spese sostenute. Quella della frutta e verdura è una crisi essenzialmente dovuta al clima. L’inverno mite ha complicato i piani dei produttori di Italia, Spagna, Portogallo e Grecia, con l’offerta che avrebbe bisogno di nuovi sbocchi nei Paesi terzi e una domanda interna che non cresce nonostante gli appelli ai consumatori relativi all’acquisto di prodotti freschi. in un contesto del genere, l’aumento delle esportazioni di orticole, in particolare pomodori, da parte di Paesi con cui l’UE ha accordi commerciali come il Marocco, peggiora le cose e viene percepita come «invasione».
Fonte: L’Informatore Agrario