L’Aceto Balsamico di Modena IGP è uno dei prodotti del Made in Italy agroalimentare più apprezzati a livello internazionale che in pochi anni – la registrazione è del 2009 – è rapidamente diventato punto di riferimento della Food Valley emiliana con significative ricadute positive sul territorio, con oltre 1.000 posti di lavoro nella sola Provincia di Modena. Mariangela Grosoli, titolare dell’Acetaia del Duca, è presidente del Consorzio Tutela Aceto Balsamico di Modena IGP dal giugno scorso.
A pochi mesi dalla sua nomina, un primo commento su questa nuova esperienza ai vertici del Consorzio e quali sono gli obiettivi del suo mandato?
“In realtà è un ritorno, essendo stata presidente del Consorzio aceto Balsamico dal 2001 al dicembre 2006 e da febbraio 2013 a dicembre 2013 ho ricoperto nuovamente la carica di Presidente perfezionando il percorso di unificazione fino alla costituzione, il 9 dicembre, del Consorzio Tutela Aceto Balsamico di Modena. Le responsabilità e gli impegni sono molti, rappresentiamo il 98% della produzione di Aceto Balsamico di Modena IGP con una produzione di circa 94 milioni di litri e un fatturato al consumo stimato di un miliardo di euro. Il nostro obiettivo è continuare con le azioni fatte fino ad ora in particolare verso la tutela e la promozione. Tutela che in questo momento è particolarmente critica per un prodotto di così largo successo, ci sono molte evocazioni e imitazioni nel mondo difficili da individuare e perseguire. E’ auspicabile che si possa continuare ad operare con azioni congiunte sia di tutela che di promozione con il Consorzio Tutela Aceto Balsamico Tradizione di Modena DOP e il Consorzio Tutela Aceto Balsamico Tradizionale di Reggio Emilia DOP come stiamo facendo a Fico. Riguardo alla promozione stiamo investendo sia in Italia che all’estero dove viene esportato il 92% della produzione, impegnandoci con progetti anche nei Paesi extra UE”.
In vostro Consorzio è da sempre molto impegnato nella tutela del prodotto. Quali sono i risultati più importanti ottenuti recentemente?
“Di recente c’è stata una sentenza del tribunale di Bologna che avrà dei riflessi importanti nella tutela dell’Aceto Balsamico di Modena IGP che ha ritenuto evocativo la presentazione di un prodotto denominato ‘balsamoso’. Stiamo andando nella direzione già percorsa da altri Consorzi di tutela come il Grana Padano DOP, il Parmigiano Reggiano DOP e il Prosciutto di Parma DOP che con una strategia di tutela che passa attraverso grandi e piccole azioni legali, purtroppo molto lente”.
State seguendo il settore dell’ e-Commerce, lo ritenete un canale interessante per il vostro prodotto? Avete dati a questo proposito? Quali rischi comporta questo canale di vendita?
“Può avere dei risvolti positivi per i nostri soci, ma noi, non facendo vendita, non abbiamo riscontri in termini di monitoraggio di vendite. Però può essere un canale interessante per i nostro associati soprattutto per i più piccoli che non hanno accesso alla grande distribuzione. I rischi sono che su questi canali vengano veicolati anche molti prodotti imitativi e la funzione del Consorzio è anche quella di riuscire, in collaborazione con Alibaba, il Mipaaf e gli altri entri preposti al controllo, ad individuare i prodotti evocativi e le contraffazioni”.
Acetaie aperte, l’iniziativa che permette di visitare il mondo dell’Aceto Balsamico di Modena IGP, incontrare i produttori e acquistare direttamente. Quanto è importante promuovere un prodotto attraverso iniziative sul territorio?
“E’ un evento fondamentale per poter mostrare direttamente al consumatore come viene prodotto l’Aceto Balsamico di Modena, far capire le differenze tra l’IGP e il DOP, i vari processi di lavorazione, di invecchiamento e la passione che ogni giorno i produttori mettono nel loro lavoro per raggiungere sempre di più un’alta qualità del prodotto. Non ultimo è un’occasione per far capire la versatilità di questo prodotto, l’utilità in cucina e farne scoprire non solo le caratteristiche organolettiche uniche ma anche la sua salubrità. E’ auspicabile che le acetaie continuino ad investire nell’accoglienza per creare un turismo legato al prodotto”.
Fonte: Fondazione Qualivita