Italia Oggi.
La qualità è legata alla tradizione e al territorio. Da mezzo secolo per il vino è così. Negli ultimi cinque anni però (dal D.Igs. 61/2,310) le denominazioni DOCG, DOC e IGT italiane sono entrate nel vortice di un cambiamento che non ha ancora finito di manifestare i suoi effetti. Il decreto 61, recependo l’Ocm del 2008, ha infatti equiparavo il vino a tutti gli altri prodotti agroalimentari a denominazione protetta (DOP e IGP). Un cambiamento che ha costretto i consorzi di tutela ad adeguare significativamente i disciplinari. Un tour rie forre soprattutto per il Comitato nazionale vini DOP e IGP del Mipaaf. Un organo tecnico, scientifico e propositivo il cui ruolo è diventato ancor più strategico per la tutela delle nostre produzioni, considerato che il nuovo sistema di registrazione e protezione delle DOP e IGP avviene a livello comunitario.
Un comitato che è stato recentemente rinnovato per il triennio 2015-2017. Alla presidenza è stato confermato per il terzo mandavo successivo Giuseppe Martelli, direttore generale d Assoenologi. Dopo l’imponente lavoro dei primi due mandati, con le oltre 500 pratiche di adeguamento dei disciplinari ‘istruite e mandate a Bruxelles in tempi record nel biennio 2010-2011 e i decreti di aggiornamento per i disciplinari oggetto delle osservazioni comunitarie negli anni successivi, sarà un triennio più tranquillo?