La Repubblica
L’inchiesta della Forestale sulle patate francesi vendute come italiane ha avuto l’effetto di un tornado su un campo coltivato e il Consorzio della Patata di Bologna DOP chiede celerità nelle indagini e chiarezza nella comunicazione: «Le patate delle Francia arrivano perché abbiamo un deficit di produzione, costano meno e hanno un buon mercato soprattutto al Sud. Ma le patate a marchio D.O.P. – denominazione di origine protetta -seguono un disciplinare severissimo, nonè possibile fare confusione». Infatti l’inchiesta non tocca il Consorzio, il primo in Italia, uno dei quattro in Europa. Il maggior indagato, Giulio Romagnoli, un grande commerciante ma non il più grande, è socio (al 4 per cento) nel Consorzio stesso, ma distribuisce patate di ogni tipo: «Se ci saranno responsabilità, ne risponderanno i singoli dice il vice presidente Massimo Cristiani -. Sono le nostre associazioni dei produttori, socie in maggioranza, a garantire il prodotto tipico». E’ stato lo stesso Consorzio, tempo fa, a presentare alla Forestale delle denunce contro venditori al Sud che si appropriavano della dicitura «patata di Bologna», tutelata dall’Unione Europea dal 2012. Un marchio che riunisce una settantina di produttori che certificano il rispetto del disciplinare e si sottopongono ai controlli, in una fascia che va da Bentivoglio a Castel San Pietro.