Scienziati dell’Università Cattolica, campus di Piacenza hanno dimostrato che l’AI sa distinguere l’originale dai falsi sulla base di alcune molecole contenute solo nell’olio prodotto con le olive liguri.
Ricercatori dell’Università Cattolica, campus di Piacenza, hanno dimostrato la possibilità di smascherare le frodi alimentari sulla filiera degli oli extravergine, EVO, usando un algoritmo dell’Intelligenza Artificiale che “avverte” la presenza di certe molecole nell’olio prodotto con l’oliva Taggiasca ligure. È la dimostrazione che arriva da uno studio pubblicato sulla rivista Food Chemistry e coordinato da Marco Trevisan, Preside Facoltà di Scienze Agrarie, Alimentari e Ambientali e Luigi Lucini del Dipartimento di Scienze e Tecnologie Alimentari per una filiera agro-alimentare Sostenibile – DiSTAS.
«L’olio di oliva – afferma il professor Trevisan – è sicuramente una delle matrici alimentari maggiormente a rischio di frodi, e questo vale soprattutto per gli olii riconosciuti, come la Taggiasca Ligure, per il quale il consumatore è maggiormente disposto a spendere. Il nostro lavoro – aggiunge – oltre alla tutela nei confronti delle frodi/contraffazioni, fornisce un importante supporto in termini di tutela della produzione DOP, ad oggi non applicata alla Taggiasca Ligure ma che in un prossimo futuro potrebbe esser pertinente».
Lo studio
Le caratteristiche che distinguono la Taggiasca Ligure dagli altri EVOO sono varie. Piuttosto che individuare uno o pochi composti chimici responsabili delle differenze, è più opportuno indicare due classi di composti chimici, i polifenoli e gli steroli, il cui profilo è caratteristico e distintivo della Taggiasca Ligure. Complessivamente nel lavoro i ricercatori hanno utilizzato 408 campioni di olio tutti georeferenziati e provenienti da tre stagioni di crescita consecutive, avvalendosi del supporto del Consorzio di Tutela Olio DOP Riviera Ligure.
Nonostante la cultivar (le varietà agrarie di una specie botanica), la stagione, l’altitudine di crescita e l’origine geografica contribuissero al profilo fitochimico, l’intelligenza artificiale ha permesso di identificare marcatori specifici di autenticità. In particolare, i derivati del colesterolo e alcuni antiossidanti come i polifenoli (tirosoli e oleuropeine, stilbeni, lignani, acidi fenolici e flavonoidi) sono risultati i migliori marcatori, per distinguere l’olio da oliva Taggiasca dagli altri.
Successivamente i risultati dei test eseguiti con l’intelligenza artificiale sono stati valutati con metodiche di intelligenza artificiale e la sensibilità dell’algoritmo è risultata del 100% (32/32), ovvero l’AI è in grado di riconoscere sempre l’olio da Taggiasca.
In pratica, spiega il professor Lucini, il funzionamento del modello dell’Intelligenza Artificiale usato in questo studio, come concetto, è lo stesso del “face ID” del telefono: anche se alcuni parametri cambiano (nel face ID, ad esempio indossare o meno gli occhiali, la lunghezza della barba etc. o, nella Taggiasca, la fisiologica variabilità da una stagione all’altra), il set di informazioni contiene alcuni “fattori” (in questo caso contenuto e tipologia di alcuni composti fenolici o steroli), che sono caratteristici e quindi distintivi della autenticità dell’olio.
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Fonte: La Stampa