Contro la prospettiva sempre più realistica di dazi protezionistici sul mercato Usa che potrebbero penalizzare anche il FoodeWine italiano oltre 300 aziende che producono etichette Dop e Igp, coordinate dalla Fondazione Qualivita, hanno firmato nei giorni scorsi un appello contro ogni protezionismo chiedendo un impegno costante al futuro Governo italiano per rafforzare la difesa delle denominazioni protette nei mercati internazionali «Il sistema delle Dop e Igp italiane – si legge nell’appello – è un motore dell’economia agroalimentare del nostro Paese e, nella prospettiva del prossimo decermio, può rappresentare un significativo potenziale di sviluppo sui mercati internazionali». D’altro canto i numeri parlano chiaro. Nel 2017 l’export alimentare italiano nel suo complesso ha raggiunto la cifra record di 41 miliardi di euro .
Una fetta importante di questo giro d’affari è rappresentato proprio dai prodotti Dop e Igp che rappresentano infatti un valore esportato di 8,4 miliardi di euro pari al 22% dell’export alimentare italiano totale ma soprattutto una voce che, come è emerso dal recente Rapporto Ismea-Qualivita, negli ultimi dieci anni ha messo a segno sui mercati internazionali una crescita di ben il 143% . «Un settore, quello delle DOP e IGP – precisano alla Fondazione Qualivita – che tra l’altro non è delocalizzabile che fornisce un importante contnbuto alla fiscalità nazionale e andrebbe inserito tra gli asset strategici del Paese». Il FoodeWine di qualità italiano già da tempo è sotto attacco sul piano internazionale dove si assiste nell’ambito dei diversi tavoli di negoziato bilaterale a svariati tentativi di indebolire se non del tutto cancellare le tutele delle denominazioni Ue. Un quadro quindi già complesso sul quale ora incombe anche la prospettiva dei dazi Per questo motivo – spiegano alla Fondazione Qualivita – oltre 300 firmatari tra aziende, associazioni e Consorzi di tutela hanno promosso, con nostro supporto, un appello contro l’introduzione di dazi e in favore delle Indicazioni Geografiche.
«Un’iniziativa spontanea – spiega il direttore generale di Qualivita, Mauro Rosati – da parte di un gruppo di imprenditori del settore agroalimentare in cui si chiede ai membri del futuro Parlamento ed al nuovo Governo un impegno che coinvolga i ministeri competenti per agire in tutte le sedi – comunitarie ed internazionali – per contrastare politiche di nuovi dazi, barriere tariffarie e accordi con contenuti che possano limitare le Denominazioni di origine italiane». Nella lista dei firmatari, si va dai piccoli produttori alle aziende più grandi, dalle organizzazione come CNA Agroalimentare ai Consorzi di tutela come quello dell’Aceto Balsamico di Modena IGP, del Pomodoro di Pachino IGP e del fonnaggio Asiago DOP.
«Occone un impegno straordinario — afferma il Presidente del Consorzio di Tutela dell’Asiago DOP, Fiorenzo Rigoni — . Riteniamo che il mondo delle denominazioni d’origine necessiti di azioni di supporto e valorizzazione internazionali che non possono passare dall’introduzione di dazi ma da un’azione concertata e strategica. Per questo ribadiamo il valore della “Dichiarazione di Bergamo”, promossa al G7 agricolo, in cui si individuano i temi prioritari per sostenere la crescita del settore e ribadirne la centralità all’interno dell’agenda politica internazionale: lotta alla contraffazione, cooperazione internazionale, sostenibilità, web transparency».
Un esempio di quanto è possibile fare in questo senso arriva proprio dalla recente attività di tutela realizzata dal Consorzio del formaggio Asiago Dop in Messico. Qui la denominazione Asiago è riconosciuta, ai sensi dell’Accordo di Lisbona, come Indicazione Geografica e pienamente tutelata. Questo traguardo, che ha comportato il pieno ed esclusivo diritto alla commercializzazione attraverso l’uso della denominazione Asiago, è stato accompagnato da un’attività istituzionale che ha consentito la classificazione in una categoria doganale ad hoc con il passaggio dei dazi dal 120% al 45%. Aspetto che ha dato un sostanziale impulso all’export dell’Asiago. Un chiaro esempio di come commercializzazione e tutela sono due elementi saldamente uniti e imprescindibili.
Fonte: Il Sole 24 Ore – Agrisole