«La qualità del prodotto è cresciuta grazie ad una migliore gestione degli allevamenti e degli stagionatori. Tutta la filiera ha contribuito a questo passo avanti e anche i commerciali hanno fatto la loro parte per cui non c’è prodotto in giacenza. Il fatturato è costante, l’export cresce con la new entry dell’Arabia Saudita e da poco sono state inviate delle campionature in Cina». Fulvio Blanchet, direttore da gennaio del Consorzio produttori e tutela Fontina DOP, traccia un quadro positivo per i formaggio simbolo della Valle d’Aosta. «Dal 1957, abbiamo il compito di vigilare che il formaggio rispetti tutti gli aspetti del disciplinare e poi di marchiarlo come Fontina DOP, e su 407mila forme prodotte nel 2016, 371 hanno meritato la marchiatura segnando un aumento del +2% rispetto al 2015». Gli allevatori coinvolti sono 675, 80 gli allevatori, 130 gli alpeggi che producono sul posto (ogni forma di Fontina DOP necessita di 100 litri di latte)e, oltre alla cooperativa produttori latte e Fontina DOP che assorbe il 65% della produzione, ci sono una quarantina di stagionatori privati.
«Nel 2016 abbiamo venduto più di 1 milione e 200mila pezzi da 250 grammi – dice il direttore del Consorzio Ezio Toscoz – e il fatturato si è assestato sui 20 milioni di euro con un 11% dall’export (tra cui Australia e Caraibi). Anche nei primi mesi del 2017 le vendite sono costanti e la richiesta è buona». Ma con il successo crescono anche i tentativi di imitazione. «Ci arrivano segnalazioni dall’estero dall’estero, soprattutto Canada e Stati Uniti, e nel mercato online – continua Toscoz- ma grazie alla nostra partecipazione all’Associazione Italiana dei Consorzi possiamo avvalerci di studi di avvocati specializzati nella lotta a questo tipo di frodi».
Fonte: La Stampa Aosta