C’è un settore – quello dell’agricoltura bio – in cui i giovani riescono a trovare sbocco, all’interno di un mercato che registra un segno più. Circa trenta aziende biologiche (quindici-diciotto che ruotano attorno all’associazione Dolomiti bio, più una decina in fase di conversione) hanno iniziato a tessere le fila per rispondere alle richieste sempre più numerose provenienti dai Gruppi di acquisto solidale della pianura di alimenti cresciuti senza sostanze chimiche nel panorama della biodiversità. Si tratta di centinaia di famiglie che spalancano lo sguardo (e il portafoglio) alle coltivazioni sane delle nostre zone, con la prospettiva concreta di un balzo in avanti perle imprese bio verso il rilancio dell’economia legata alla terra. E intanto è partito l’iter tra Comune e Regione perla nascita del distretto rurale di qualità. La sostenibilità, la salubrità, la conoscenza non sono elementi di nicchia ma possono e devono essere per tutti: ne è convinto il gruppo Coltivare condividendo che riflette su quanto fatto nel 2012 e rilancia le potenzialità locali «che auspichiamo siano da stimolo per una serie di azioni da concretizzare nel 2013».
Fonte: Corriere delle Alpi